A cura della Redazione
Zone Franche Urbane: abbiamo perso completamente la speranza? Nel convegno organizzato dall’Italia dei Valori a Napoli qualche settimana fa, dal titolo SUD (Subito Una Decisione), ho approfittato della presenza del presidente Antonio Di Pietro e del sindaco di Napoli Luigi De Magistris per accendere i riflettori sulla mancata attuazione delle Zfu. E ciò nonostante il 28 ottobre del 2009, alla presenza dell’allora ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola, furono stipulati i relativi contratti tra il governo e i 22 Comuni titolari delle Zfu. C’era la speranza che il nuovo governo Monti facesse della questione Meridionale, e più in generale della crescita e dello sviluppo, un proprio “cavallo di battaglia”. Invece nella recente Finanziaria di 24 miliardi di euro non v’è traccia delle Zone Franche Urbane. Sarebbe opportuno, allora, che i parlamentari campani, di qualsiasi partito e schieramento, in unione con quelli di altre regioni italiane (Calabria, Puglia, Sicilia, Lazio, Sardegna, Toscana e Liguria) facessero fronte comune per presentare un emendamento finalizzato alla riproposizione delle Zone franche urbane. Tanto più che la legge di stabilità, votata dalle Camere dall’ormai ex Governo Berlusconi, tra le misure del maxiemendamento anticrisi, ha inserito l’estensione su tutto il territorio delle cosiddette Zone a Burocrazia Zero (ZBZ), ossia un regime di semplificazione destinato alle piccole e medie imprese attraverso un drastico alleggerimento delle incombenze amministrative. Su questo provvedimento, l’ANCI ha ingaggiato una dura battaglia quando le si volevano introdurre in sostituzione delle ZFU e limitatamente alle sole regioni meridionali. “Questa situazione di incertezza - ha affermato Micaela Fanelli, responsabile Anci delle Politiche comunitarie - non è che un ulteriore esempio di una politica che penalizza i territori più deboli del Paese e in particolare le aree del Sud. Non dimentichiamo che le politiche del Mezzogiorno sono strettamente collegate alla coesione territoriale”. Oggi le ZBZ sono estese a tutto il territorio nazionale e ritenute un importante volano per lo sviluppo territoriale. Anche se poi sono scomparse le somme che, sebbene destinate alle Zone franche urbane, sarebbero dovute servire alle Zone a burocrazia zero. L’ennesima presa per i fondelli! La verità è che le ZBZ sono in sé nate come una soluzione di ripiego, un’alternativa al ribasso di quella che al contrario avrebbe dovuto essere uno strumento ben più efficace: le cosiddette Zone Franche Urbane, aree infra-comunali che avrebbero potuto beneficiare di particolari misure di tipo automatico (esenzioni fiscali, contributive e Ici) per un periodo di 14 anni a favore delle imprese localizzate su quel territorio e obbligate ad assumere almeno il 30% dei residenti. Un esperimento che, in Europa e in Francia in particolare, ha portato al raddoppio delle iniziative imprenditoriali ed alla riduzione del 50 per cento della disoccupazione. E la speranza era che anche in Italia, ed in particolare a Torre Annunziata, i risultati potessero ripetersi contribuendo alla rinascita socio-economica della nostra città. Adesso il Governo è cambiato ed è tempo che tutti i sindaci delle 22 Zfu si facciano sentire per far valere un loro sacrosanto diritto, sancito da una legge dello Stato (Finanziaria 2007), mai abrogata ma oramai priva della relativa copertura finanziaria. ANTONIO GAGLIARDI (dal settimanale TorreSette del 9 dicembre 2011)