Sofisticate e avveniristiche tecniche investigative in campo per dare un nome e un volto all'assassino di Giuseppe Veropalumbo. Traiettorie, vedute dall'alto, droni. Il meglio di quanto la Polizia Scientifica di Napoli può utilizzare per far luce sull'omicidio del 30enne, ucciso nella notte di Capodanno tra il 31 dicembre 2007 e l'1 gennaio 2008, colpito da un proiettile vagante che ha infranto la finestra del balcone dell'abitazione di corso Vittorio Emanuele III, dove Giuseppe stava festeggiando l'arrivo del nuovo anno con la sua famiglia, centrandolo e stroncandogli la vita.
Sulle pareti della casa i poliziotti vagliano le immagini stampate del foro del proiettile sul vetro, calcolano traiettorie, effettuano i rilievi balistici, analizzano fascicoli di materiale frutto delle precedenti inchieste che, tuttavia, non hanno condotto a nulla. Un lavoro che gli esperti continueranno a svolgere minuziosamente grazie anche alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Torre Annunziata - diretti dal primo dirigente Vincenzo Gioia e dal vicequestore Elvira Arlì -, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno svolto nella giornata di ieri, 25 gennaio, un sopralluogo presso l’appartamento. Sono ritornati là dove si è consumata la tragedia per la quale una città intera chiede ancora che venga fatta giustizia. E lo chiedono soprattutto la vedova Carmela Sermino e la figlia Ludovica.
«Gli accertamenti eseguiti dai poliziotti del Commissariato oplontino - si legge in una nota -, unitamente agli esperti della Polizia Scientifica di Napoli, proseguiranno in maniera incessante».
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