Santa messa nella sede del Comando di Polizia Municipale. Lunedì 31 dicembre si è svolta la cerimonia officiata dal sacerdote don Pasquale Paduano in ricordo di Giuseppe Veropalumbo, ammazzato a casa sua 11 anni fa con un colpo di pistola vagante mentre stava festeggiando con i suoi familiari l’arrivo del nuovo anno.
Presenti il sindaco Ascione, assessori e consiglieri comunali, una folta rappresentanza dei vigili urbani con il comandante Enrico Ambrosetti, la moglie e la mamma di Giuseppe Veropalumbo, il presidente cittadino di Libera don Ciro Cozzolino.
Dopo la celebrazione della messa e la lettura della “Preghiera del Vigile”, ha preso la parola il sindaco Ascione. «Il presidente della Repubblica ha conferito le onorificenze al merito a cittadine e cittadini che non sono eroi – ha detto – ma che si sono particolarmente distinti nelle varie attività della vita quotidiana, dal sociale alla cultura e alla solidarietà. Persone semplici, come la signora che ha preso le difese di un extracomunitario in un treno della Circumvesuviana quando contro di lui si è scagliato un giovane con frasi offensive. Giuseppe non è stato un eroe ma ha pagato con la vita un atto di degenerazione della nostra società».
Poi il primo cittadino, approfittando della presenza di don Ciro, ha preso le sue difese dalle accuse del consigliere comunale Mauro Iovane che, in occasione dell’inaugurazione della sede della Lega, aveva detto che il sacerdote faceva politica, mentre un prete dovrebbe astenersi dal farlo. «La libertà di espressione del proprio pensiero – ha concluso Ascione – è un principio sancito dalla nostra Costituzione, senza alcuna preclusione. La politica non è una cosa astratta: è prendersi cura dei problemi della gente, cercare di risolverli, operare nell’interesse della collettività. Ed è quello che don Ciro si sforza quotidianamente di fare».