A cura della Redazione

Anna Duraccio, la giovane mamma morta oltre due anni fa insieme al marito, Pasquale Guida, e ai due figli, Francesca e Salvatore,  per il crollo di un palazzo a Torre Annunziata (in totale le vittime furono otto), oggi, martedì 8 ottobre 2019, avrebbe compiuto 40 anni. Il nipote Salvatore Guida, 27 anni, ha voluto ricordarla con una toccante lettera indirizzata a lei, in cui esprime tutto il dolore e la sofferenza per quell'assurda e incommensurabile perdita.

Mia dolce zia,

in questo giorno grigio e cupo mi ritrovo a scrivere qualche riga affinché il dolore e la sofferenza trovino sfogo in queste parole che forse avrei dovuto dirti quando ancora potevo perdermi nei tuoi occhi, profondi e puri, luminosi come la luce che ti avvolge ora che sei un angelo, il mio.

Mi piace immaginarti così, bella come non mai mentre passeggi tra le nuvole e le stelle, quelle che ogni notte mi ritrovo a guardare sperando di trovare tra di esse il tuo sguardo amorevole; mi piace perdermi tra i pensieri che puntualmente mi portano a te, a voi, a quei ricordi che ci tengono uniti come lo siamo sempre stati, un'unione che ha fatto invidia al mondo ma che, ora come ora, può solo essere il mio punto di forza per combattere e vincere, dare a te e a tutti voi quella giustizia che meritate.

Oggi, 8 ottobre 2019, avresti dovuto compiere 40 anni, quanta vita avevi ancora da vivere, sei stata costretta ad abbandonare la tua terra, abbandonare noi che non ci diamo pace e che non abbiamo neanche un posto in cui ritrovarci per poterti rivivere, poiché quel posto che tu chiamavi casa è stato lo stesso a strapparti via da noi, quelle mura si sono sbriciolate quasi come fossero piccole briciole di pane, portando con sé tutto di te, ogni cosa, anche la più banale che avrebbe potuto materialmente tenerci ancora vicini. 

Ad oggi mi rendo conto che forse l'unica cosa che vi serviva per vivere al meglio avrebbe dovuto essere un mondo diverso, nascere in un posto sicuro dove il male non avrebbe mai trovato appiglio, a differenza di questo che ha aperto alla cattiveria un enorme spiraglio, gli ha dato modo di entrare nelle nostre case e strapparci l'unica cosa che il denaro non era capace di acquistare, l'amore, quello familiare che ho perso quando ho perso voi.

Quando eri ancora in vita hai dato a noi tutti una parte di te, ci hai seguiti passo dopo passo e aiutati ogni qualvolta ne avevamo bisogno. Ancora ricordo i tuoi consigli e le tue ramanzine, allora non davo peso alle parole, ma oggi che non ci sei ogni piccola lettera mi rimbomba in testa e cerco di usare la tua tenacia per camminare con il tuo stesso passo, seguire le tue orme e quelle di zio, tentenno ma non barcollo perché se oggi il tuo essere è invisibile all'occhio umano, il mio io sa di poterti trovare ad ogni angolo oscuro, all'uscita di ogni tunnel.

Il dolore maggiore che ora mi ritrovo a vivere è quello dell'indifferenza che caratterizza il nostro paese, gente che passeggia tranquillamente come se nessuna tragedia ci avesse toccato, persone che ancora credono di trovare una risposta diversa a quella reale ed è anche a loro che oggi voglio rivolgermi: aprite gli occhi ma soprattutto il cuore; chiunque avrebbe potuto occupare il posto che occupo io, avrebbe potuto piangere le stesse lacrime che dal 7 luglio 2017 mi ritrovo a versare io, quindi non permettete a nessuna nube di polvere di annebbiare le vostri menti, pensate e agite al nostro stesso modo, aiutateci a dare voce a chi voce ora non ha più.

In conclusione, zia ti chiedo di venire ancora a farmi visita nei sogni e di abbracciarmi più forte che mai. Dai a me e a chi ti ama ancora la costanza di non mollare, soprattutto nei momenti come questi, in cui l'unica cosa che ora avremmo preferito era vederti spegnere le candeline mentre esprimevi uno dei tuoi tanti desideri, quelli di cui parlavi e che speravi tanto di realizzare.

Auguri a te Annarella mia,

tuo nipote Salvatore Guida

Nella foto il alto, lo striscione di auguri affisso in Rampa Nunziante, nei pressi del palazzo crollato