A cura di Anna Casale

La storia italiana si articola di tante date importanti, il 25 aprile è una di quelle cardine. Sotto gli occhi di tutti, quest’anno diverso dal solito. Nessuna manifestazione o corteo. Vissuto nell’isolato calore delle nostre case che, ormai, ci tiene compagnia da quasi due mesi. Chissà se ognuno fosse interpellato cosa racconterebbe.

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire". Queste le parole di Sandro Pertini, il 25 aprile 1945 a Milano, per la proclamazione dell’insurrezione di tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.

Giorno simbolo trionfatore della resistenza militare, delle forze partigiane che, a partire dal settembre del 1943, mettevano fine a vent’anni di governo fascista e a cinque di guerra. Formazioni partigiane composte da operai, contadini e giovani, che si distinguevano, per orientamento politico: le brigate Garibaldi, comuniste, le Matteotti, socialiste e Giustizia e libertà, partito d’azione.

Tanti i protagonisti della resistenza, tra cui: Pietro Nenni, uno dei padri della Costituzione italiana; Teresa Mattei, giovane partigiana durante la Resistenza eletta, poi, membro della Costituente (insieme ad altre venti donne); i Gruppi di difesa della donna, organizzazione di solido impegno femminile, dedicatasi ad assistere le famiglie di deportati, detenuti e delle lavoratrici; Giuseppe Saragat e Sandro Pertini, quinto e settimo Presidente della Repubblica Italiana. Politico antifascista il primo, partigiano il secondo, entrambi membri della Costituente. Condannati a morte dalle SS, senza alcun processo, furono incarcerati a Regina Coeli, dal quale riuscirono ad evadere grazie all’intervento partigiano.

Ricorrenza introdotta da un decreto il 22 aprile del 1946 e da allora in tutte le città italiane vi sono manifestazioni pubbliche. Il Presidente della Repubblica Italiana, in presenza delle massime cariche dello Stato, ogni anno depone una corona d’alloro sotto la statua della dea Roma all'Altare della Patria, in memoria dei caduti e dispersi italiani nelle guerre. 

Per qualcuno ciò che appartiene alla storia potrebbe assumere un carattere obsoleto o retorico ma in tutto ciò che è stato possiamo trovare caratteri di contemporaneità. Lotte e cambiamenti dischiudono le menti di coloro i quali attraverso idee e valori rendono percorribile la “strada”. La “Liberazione” è stata frutto di una comunità disomogenea al suo interno. Diversità sociali e di ideali, che hanno avuto la capacità di raccogliersi e rispettarsi, unendosi nella solidarietà fraterna per qualcosa di solido ed imperituro.

Il giorno della Liberazione sancisce i valori della libertà e democrazia, fondamenti della società italiana, di ricordo e di ringraziamento per coloro i quali hanno contribuito a rendere la nostra Nazione democratica. Nonostante il disagio del momento, uno “strappo” culturale dovuto ad un virus che si spera poter al più presto ricucire, quello del “ventiventi” sarà la celebrazione di una “resistenza” ulteriore: quella di un popolo che affronta un qualcosa di devastante e non tangibile, unito per la “vittoria”.