A cura di Anna Casale

Fuoco, focarone, fucarazzo, cippo o che dir si voglia, il 17 gennaio le celebrazioni di Sant’Antonio Abate, sull’intero territorio nazionale ma con particolare attenzione nel nostro di territorio è il giorno dei falò.

Seppur la venerazione del Santo si spalma lungo tutta la penisola, la sua biografia ci dice che non ha legami col nostro Paese, infatti Antonio era egiziano e vissuto nel IV secolo d.C. E’ considerato l’antesignano del “monachesimo cristiano” e probabilmente questo è il motivo per cui il suo culto si è diffuso oltrepassando i nostri confini.

L’accensione dei falò, il fuoco, rito propiziatorio protagonista, allontana il male e sancisce il passaggio dall’inverno alla primavera.

Il focarone composto da cataste di legno a cui dare fuoco, simboleggia la potenza del Santo nello spegnere le forze del Male. In passato, una volta esaurito il cippo, si usava raccogliere la cenere e conservarla in casa per preservarsi dal male.

La narrazione dice che Sant'Antonio scese agli inferi con il suo maialino per rubare il fuoco, regalarlo agli uomini e permettere loro di potersi purificare e fugare le malattie. I demoni non accolsero il Santo in maniera benevola, gli sottrassero il bastone e non lo fecero entrare. Ma il maialino, che lo accompagnava, si infilò ugualmente e mise tutto a soqquadro come una furia, sicché Antonio barattò la mansuetudine dell’animale col bastone e questo gli fu restituito. Quello che portava non era un bastone di legno qualunque ma uno di ferula dal midollo spugnoso, il quale se veniva a contatto con una scintilla, ardeva solo al suo interno ed all’esterno il fuoco non era visibile. I diavoli ignari di tutto lo lasciarono andar via, una volta fuori dagli inferi, il Santo mostrò in segno di benedizione il bastone infuocato e donò agli uomini il fuoco.

Sant’Antuono è considerato il protettore degli animali domestici, questo anche perché gli antoniani dal grasso del maiale preparavano degli unguenti da spalmare sulle ferite.

La sacralità religiosa della festività sta appunto nella benedizione, il 17 gennaio, da parte di una figura ecclesiastica, degli animali domestici.

Tra le vari credenze popolari sul Santo vi è quella che vuole che gli animali, durante la festa, parlino ma è di male auspicio ascoltare i loro segreti e che questi faccia ritrovare le cose perdute invocandolo “Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto”.