A cura di Anna Casale

San Valentino è il giorno dell’anno più atteso dagli innamorati. Giorno in cui si fa incetta di bigliettini, fiori e cioccolatini a conferma del proprio sentimento o perché no, per dichiararlo. Il quesito è “perché proprio il 14 di febbraio?”

Come sempre ogni festività arrivata ai giorni nostri è il risultato di una commistura di radici religiose, da un lato e pagane dall’altro. La celebrazione di San Valentino non è da meno.

Le radici della festa affondano nella Roma antica. Il mese di febbraio era considerato periodo di purificazione, per questo motivo venivano celebrati i Lupercalia che si svolgevano il 15 febbraio, ed erano riti che rievocavano il ciclo della vita e la fertilità, dedicati al dio protettore dei campi e del bestiame, Fauno-Luperco e a Romolo e Remo, fondatori della città eterna. I rituali posti in essere erano vari e variegati: cortei, mascherate, giorni in cui i ruoli si invertivano (i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa), il tutto volto a riprodurre il caos ancestrale per ricondurre l’ordine e conseguentemente l’equilibrio, la rinascita.

I Luperci, sacerdoti romani, nella grotta sul colle Palatino, dove si credeva Romolo e Remo fossero stati allattati dalla Lupa, immolavano una capra, per la fertilità ed un cane per purificare i celebranti. Immergendo poi la pelle della prima nel sangue del secondo, giravano seminudi per la città e la usavano sia per frustare il suolo e favorirne l’abbondanza che per frustare le donne, offertesi con compiacenza, per donare loro fertilità.

Riti, questi, che furono totalmente banditi nell’epoca cristiana, nella fattispecie da papa Gelasio I nel 496 d.C. perché ritenuti fonte d’immoralità, cristianizzando la festa pagana in nome dell’amore inteso nell’accezione cristiana. Spostando al 14 di febbraio il giorno dedicato a San Valentino e proclamandolo protettore degli innamorati e guaritore degli epilettici.

Il Santo in questione è il vescovo martire Valentino di Terni, vissuto nel II secolo d.C. che sarebbe stato giustiziato a causa della celebrazione di un matrimonio misto, tra la cristiana Serapia ed il legionario romano pagano,Sabino, e decapitato per questo motivo dall’imperatore Aureliano.

La festività della giornata dell’amore si è caratterizzata in questo senso anche grazie alla letteratura. Geoffrey Chaucer, autore de “Racconti di Canterbury”, alla fine del 1300, in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia, scrisse il poema Parliament of Foules (“Il Parlamento degli Uccelli”) in cui la figura di Cupido era associata a San Valentino.

Carlo di Valois-Orléans, durante la sua prigionia, intorno al 1415, compose versi poetici per la moglie, Bonne di Armagnac, epitetandola come “Valentina” ([…]ma tres doulce Valentinée[…], “mia dolcissima Valentina).

Anche l’Ofelia dell’Amleto di Shakespeare nell’atto IV canta “Sarà domani San Valentino, ci leveremo di buon mattino, alla finestra tua busserò, la Valentina tua diventerò.”

Insomma la festa di San Valentino per arrivare ai giorni nostri così com’è ha fatto un viaggio lungo due millenni e checché se ne dica, tra chi si emancipa da questa festa ritenuta consumistica e chi “polemicamente” ribatte che l’amore va celebrato quotidianamente, e su questo punto siamo tutti pienamente d’accordo, ma chi non si scioglie davanti ad un valentine (bigliettino d’amore) ricevuto.