A cura della Redazione

Ci scrive l’Ammiraglio Ispettore Capo Felicio Angrisano. Nativo e residente a Torre Annunziata, Angrisano è stato Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera.

Nella sua lettera l’alto ufficiale ci propone la pubblicazione di un pezzo per lo zio Felicio, fratello del padre Alfredo.

«Offro un momento non storico ma profondamente legato all' uomo-soldato che ne esalta l'opera e ne consacra la memoria – scrive –. Ecco la motivazione della medaglia d’argento concessa sul campo alla memoria del Tenente della 7^ Batteria Someggiata Coloniale Felicio Angrisano, fu Pasquale, nato a Torre Annunziata il 5 aprile 1914.

“Comandante di sezione 65/17 in durissimo combattimento contro preponderanti forze regolari inglesi, rimasto con pochi uomini ancora validi, rimaneva al suo posto, finché trovava gloriosa morte cadendo su uno dei suoi pezzi. Luminoso esempio di alte virtù militari, sereno sprezzo del pericolo e assoluta dedizione al dovere. Terra d' Africa, M. Anguavà 17 maggio 1941". 

Vi riporto ora – continua nella sua lettera l’Ammiraglio - un momento dell'uomo soldato, tratto da "Ricordo di Felicio", ad un anno dalla morte, del fratello Avv. Francesco:

«..... Gli Ascari ti adoravano. “Tu essere bello come sole", solevano dire; e li conducevi dove volevi, perché niente giova più dell'esempio al prestigio di chi comanda.

E tu ti prodigavi più degli altri, gettando nello stampo del rischio la lava vulcanica della tua generosa veemenza.

Un giorno... le Camicie Nere sono attaccate da preponderante forze di ribelli agguerriti e ben armati. 

Il momento è criticissimo: si profila un sanguinoso rovescio e si sa che i ribelli non usano far prigionieri.

Si riesce tuttavia ad inviare un messaggio al luogo di postazione del tuo gruppo. Entra subito in azione una sola batteria, che con tiro preciso investe e volge in fuga il nemico. 

Non era conosciuto il nome dell'Ufficiale che comandava quella batteria; altre ve ne erano al medesimo posto; ma i militi nella gioia della vittoria e del pericolo evitato, lanciando in aria i moschetti in segno di giubilo, gridavano: "E' don Felicio! Ci ha salvato don Felicio”, e gli Ascari, improvvisando la sarabanda, ripetevano "Don Felicio".

Eri tu, infatti, proprio tu.

Il cuore non aveva mentito a quelli che sempre al tuo nome istintivamente associavano l'opera di bene.

Eri chiamato così, per nome, in tutta la zona. E la tua popolarità era fatta di quell'ardore dell'azione, che discendeva dal sangue materno e chi avvicinava sempre a chi soffriva, col sorriso luminoso, con la parola buona, col materiale aiuto, perfino col sacrificio. 

Il sacrificio è la pagina più grande della tua vita e della tua morte…".

I resti di zio Felicio – conclude Angrisano - sono in terra d'Africa. Una lapide nella cappella di famiglia, posta in peritura memoria del Suo essersi votato al dovere, non per difendere la Patria, ma per difendere l'onore della Patria. 

La civica Amministrazione gli intitolò una strada, poi revocata».

(Nella foto, l'Ammiraglio Felicio Angrisano con il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini)