Meno di cinque mesi fa scrivemmo su torresette.news che scompariva l’ultimo cinema ancora rimasto a Torre Annunziata: il Politeama.

In un’intervista, il gestore Salvatore Casotti dichiarò che la pandemia aveva dato il colpo di grazia ad un’attività che negli anni aveva visto un’emorragia continua di spettatori. “Ho resistito fin quando ho potuto, poi ho dovuto dire basta”, affermò Casotti con molta amarezza.

Nello stesso articolo, pubblicato a giugno, lasciammo spazio alla speranza che il Politeama continuasse a vivere almeno come teatro, per non "uccidere" una realtà imprenditoriale, dalla forte valenza anche culturale e sociale, che aveva resistito per oltre un secolo (fu la prima sala cinematografica inaugurata a Torre Annunziata, nel 1908).

Invece anche questa ultima flebile fiammella si è spenta: il Politeama cessa la sua attività. La proprietaria dell’immobile l’ha detto in modo perentorio: “Su quella struttura ci sono altri progetti che non hanno nulla a che vedere con l’attività precedente”.

Un colpo fatale per la cultura a Torre Annunziata. Niente rappresentazioni teatrali, né di compagnie professionistiche né di quelle amatoriali. Né saggi di scuole di ballo né concerti. Insomma niente di niente. Un altro pezzo di storia cittadina cancellato e sacrificato per un “progresso” che non ha sentimenti neppure per quei valori che dovrebbero essere tramandati di generazione in generazione.

Abbiamo cercato, anche noi come giornale, di far mantenere in vita il Politeama attraverso una proposta presentata al proprietario per una gestione associativa del cine-teatro. Ma, come detto prima, sulla struttura è in itinere un altro progetto. E così anche l’ultima residua speranza è tramontata.

E pensare che nel secolo scorso, e fino agli anni ’80, vi erano quattro sale cinematografiche a Torre Annunziata (cinque se si considera anche quella dello Spolettificio).

Il Metropolitan, un baluardo cittadino avanguardista

Il più grande è stato il cine-teatro Metropolitan, definito dall’amico scrittore e studioso di storia locale Vincenzo Marasco “un baluardo cittadino avanguardista”. Nacque dalle polveri del Molino Corsea, demolito a causa di danni riportati durante il secondo conflitto mondiale. Realizzato dall’ingegnere Pastena, fu consegnato ai suoi committenti, Alberto Racconto e il commendatore Ricciardi, nel 1958. La sala disponeva di 2.200 posti, poi ridotti a 1.800 per motivi di sicurezza, dislocati su ben tre livelli differenti: platea, prima galleria e seconda galleria. Poi c’erano i servizi a supporto: locali per l’accoglienza degli attori, camerini, bar, negozi, più alcuni appartamenti riservati ad uso esclusivo dei proprietari del cine-teatro.

Dal 1958 alla metà degli anni ’80 il Metropolitan, come scrive Marasco su Derive Suburbane, “è stato meta dei personaggi più quotati del jet set cinematografico. Gli anni ’60 furono quelli del suo grande expoit, durante i quali le tavole del suo grande palcoscenico vennero calcate dai personaggi più importanti del momento, tra cui Dino De Laurentiis, che scelse Torre Annunziata per l’anteprima del suo Jovanka e le altre (1960), al grande Totò, da Gina Lollobrigida a Sofia Loren, da Mike Buongiorno a Domenico Modugno”.

Gli ’80 segnano la fine del Metropolitan. Oggi la struttura è ancora lì presente nella sua imponenza, degradata ed abbandonata, una testimonianza degli anni d’oro della città, un simbolo che rimarrà solo nei suoi libri di storia e nei ricordi di chi ha vissuto la bellezza di quegli anni.

Il Moderno, simbolo storico dei primi anni del Novecento

Nel 1910 sorgeva il cine-teatro Moderno. Nel corso degli anni la struttura ha cambiato più volte la facciata, e successivamente si è ampliata con una sala cinematografica sottostante che ha cambiato diversi nomi e gestioni: da Savoia a Italia (sala con due schermi) e, per finire, ad Ariston. L’ultima versione comprendeva una saletta con un palchetto sopraelevato, con meno di cento posti a sedere ma molto accogliente e intima.

La vita del Moderno è stata leggermente più lunga del Metropolitan, ma l’epilogo è stato lo stesso. Attualmente è in uno stato di forte degrado. Su di esso manca una progettualità. C’è chi propende per l’acquisto da parte del Comune per farne un Centro di aggregazione, chi invece, visti gli alti costi per un suo recupero, propone il suo abbattimento, con la realizzazione di una piazza sopraelevata che affaccia sul mare con parcheggio sottostante.

Discorso futuristico, che sarà ripreso quando la Commissione straordinaria terminerà il suo mandato a Torre Annunziata e ci sarà un nuovo governo politico cittadino, con la speranza che abbia idee chiare e risorse sufficienti per assumere una decisione al riguardo.