Sul suo braccio sinistro ha tatuato le coordinate geografiche di via Dante, la strada di Torre Annunziata dove è vissuto fino alla maggiore età. E dietro l’orecchio sinistro ha un altro tatuaggio, una lisca di pesce.

Già da questi due elementi possiamo capire che è un nostro concittadino e che di professione fa lo chef di cucina. Stiamo parlando di Fabio Tammaro, un mago dei fornelli che dopo il diploma all’istituto alberghiero di Vico Equense ha lavorato a “La Vela” e “Palazzo Vialdo”, dove ha fatto la gavetta.  Poi il suo girovagare per ristoranti stellati in Italia e in Europa, per stabilirsi definitivamente a Verona. Qui ha gestito l’Officina dei Sapori, citata anche sulla guida Michelin.

“Nei miei piatti a base di frutti di mare e di pesce ci sono i sapori di Torre Annunziata - affermava Fabio in precedenti interviste da lui rilasciate - e soprattutto gli insegnamenti di mia madre Leonilda e di mia nonna Maria, le mie due maestre che mi hanno trasmesso la passione per la cucina”.

Il libro di Tammaro: cucina povera e pesci da scoprire e cucinare

Tammaro non si è limitato solo a preparare succulenti piatti, tra cui i suoi gustosi pasta e patate con la provola, ma ha tenuto anche lezioni di “Social Cooking”, supervisionando prelibatezze culinarie preparate da appassionati di buona cucina per altre persone con le quali socializzare. Ed ora il suo eclettismo è sfociato nella scrittura. Infatti ha realizzato un libro, dal titolo “Non si butta niente. Storie di cucine e di mare”, edito da “Momo”, al quale è allegato in omaggio, fino ad esaurimento delle copie, “Daje Momo”.

Tratta innanzitutto di pesci, alcuni a noi profani sconosciuti, quali il pesce castagna, descritti in modo impeccabile ed estroso, di come e quando acquistarli, e di come cucinarli. Ma il suo saggio si intreccia profondamente con tratti autobiografici della sua vita. Il rapporto con il padre, la sua adolescenza, le difficoltà incontrate durante la sua lunga carriera, il legame indissolubile con il mare, la nostalgia della sua Torre Annunziata, anche se sulle rive dell’Adige ha trovato l’amore e il successo. La sua prosa è limpida e cristallina, dalla quale traspaiono spontaneamente tutte le sue emozioni. E non mancano nel libro persino consigli su come gestire la dispensa e su come ricavare dalla cosiddetta cucina povera piatti che esaltano il palato. Insomma il suo “manuale” è da leggere tutto d’un fiato… e poi seguirne attentamente le istruzioni per fare una bella figura quando si invitano a pranzo o a cena parenti e amici.