A cura della Redazione

Dopo decenni segnati da inquinamento, ritardi e sprechi, per il fiume Sarno si apre finalmente una nuova stagione. È questo il senso del percorso di risanamento ambientale e rilancio socioeconomico che punta a restituire dignità a un territorio martoriato dallo sversamento di reflui non depurati e dall’abusivismo.

«Entro il 2025 vogliamo eliminare oltre 100 scarichi fognari non depurati, completare le reti fognarie dei comuni del bacino e trasformare gli impianti di depurazione in vere e proprie Fabbriche Verdi, capaci di unire sostenibilità ambientale e vantaggi economici», spiegano dai Circoli del Partito Democratico dei Circoli di Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase.

Un impegno che affonda le radici nella legge regionale del 2015, che ha istituito l’Ente Idrico Campano, e che ha avuto un’accelerazione decisiva nel 2020 grazie al Protocollo Sarno. Con questo accordo, le competenze per completare gli interventi sono passate al gestore Gori, in collaborazione con Regione Campania e Ministero della Transizione Ecologica.

Tra i risultati già raggiunti, spicca l’eliminazione dello scarico in ambiente di via Diaz a Scafati: un intervento che permette di convogliare i reflui di oltre 36.000 abitanti direttamente al depuratore, evitando che finiscano nel letto del fiume e, di conseguenza, in mare. «Un passo avanti concreto – sottolineano dal PD – che dimostra come la politica, se ben organizzata, possa dare risposte reali ai cittadini».

Al centro del progetto c’è una visione chiara: «Difendere la salute dei cittadini, proteggere l’ambiente e promuovere uno sviluppo economico finalmente sostenibile, capace di rilanciare davvero il territorio», grazie anche all’impegno del Presidente Vincenzo De Luca, dell’Ente Idrico Campano, di Gori e del Presidente del Gruppo PD in Consiglio regionale, on. Mario Casillo.

Una strada lunga, ma – come ricordano i Circoli PD – «i segnali sono concreti, e la direzione è quella giusta: trasformare il Sarno da simbolo di degrado a esempio di rinascita ambientale».