La riforma della sanità militare, annunciata dal Ministro della Difesa Guido Crosetto come un passo avanti per l’efficienza del sistema, sta sollevando forti critiche da parte del personale sanitario dell’Arma dei Carabinieri. Il Movimento Sindacale Autonomo Carabinieri (MOSAC) lancia l’allarme: “Una riforma che rischia di trattare i Carabinieri come figli di un dio minore”.

Il nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN) dovrebbe riunificare e ottimizzare le risorse sanitarie delle Forze Armate, ma – secondo il MOSAC – per infermieri e fisioterapisti dell’Arma non sarebbero previste tutele adeguate. A differenza dei colleghi medici, psicologi e veterinari, che passerebbero automaticamente nel nuovo servizio, agli altri profili sanitari verrebbe concessa solo un’opzione “volontaria”, giudicata “vaga e iniqua”.

“Questi colleghi hanno investito tempo, soldi e competenze al servizio dell’Arma e dello Stato, spesso senza alcun contributo da parte dell’Amministrazione. Ora rischiano di essere esclusi da un percorso di valorizzazione e crescita”, si legge in una nota diffusa dal MOSAC.

Il sindacato, che da settimane denuncia il rischio di una riforma penalizzante, propone una serie di misure concrete per tutelare i militari coinvolti:

  • un’indennità di camice proporzionata al ruolo professionale;
  • una rimodulazione dell’indennità di presenza sanitaria;
  • concorsi interni con pari opportunità per tutte le Forze Armate;
  • un percorso di carriera professionale simile a quello del Servizio Sanitario Nazionale;
  • copertura giuridica e assicurativa per il personale sanitario operativo;
  • l’istituzione di un ruolo a esaurimento per il personale già in servizio;
  • un coinvolgimento attivo delle figure tecnico-sanitarie nei tavoli istituzionali.

“Non accettiamo che la nostra categoria venga ignorata – dichiara il MOSAC –. Questa non è solo una battaglia per i diritti, ma per la dignità professionale di chi ogni giorno assicura assistenza sanitaria ai colleghi dell’Arma”.

Il sindacato chiede un confronto diretto con le istituzioni su documenti ufficiali, e non più solo su bozze informali o indiscrezioni. “Serve chiarezza, equità e soprattutto ascolto – conclude il comunicato –. Le coscienze sindacali si stanno finalmente svegliando, ma è il momento dell’unità: mettiamo da parte i personalismi e lottiamo insieme per i diritti dei nostri militari”.

Il dibattito sulla riforma è appena cominciato. E la voce dei Carabinieri – grazie all’intervento del MOSAC – chiede ora di essere ascoltata con attenzione.