A cura della Redazione

Estorsione per i posti di lavoro: nessuno sconto per il ras e il fratello del carabiniere, entrambi condannati. Passa la tesi del pm Giuseppe Cimmarotta della Dda di Napoli: Enzuccio D'Apice ‘o bumbularo è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per tentata estorsione aggravata. Condanna anche per il suo complice, l’operaio Fincantieri Agostino Cascone, fratello di un carabiniere e praticamente accompagnatore di D’Apice dall’imprenditore di supermercati di Castellammare di Stabia, vittima da taglieggiare con richieste di posti di lavoro: per lui 4 anni di reclusione per concorso in tentata estorsione, ma senza aggravante mafiosa. 

Ieri mattina, i giudici del tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Federica De Maio) hanno condannato i due imputati (assistiti dagli avvocati Francesco Schettino e Vincenzo Propenso) nonostante si fossero dichiarati innocenti. “D’Apice ha solo dato dello scostumato all’imprenditore, non l’ha minacciato” era la tesi di Cascone, che contrastava con quella dell’accusa: “Vincenzo D’Apice è andato a chiedere posti di lavoro, non per conto del clan Cesarano, ma facendo leva sul suo nome. Quindi il contesto è chiaramente mafioso”. 

Secondo l’accusa, se l’imprenditore non avesse assunto le persone indicate, la vittima avrebbe dovuto chiudere l’attività. Questa sarebbe il ricatto imposto all’imprenditore di Castellammare e scoperto dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli che, in conclusione delle indagini, avevano arrestato i due uomini ritenuti responsabili dell’estorsione. La richiesta di pizzo, secondo l’accusa, non prevedeva il pagamento di una tangente o, come in alcuni casi, l’imposizione di una fornitura, ma direttamente l’assunzione di personale. 

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