A cura della Redazione
L´amministrazione comunale rende omaggio ad un eccezionale artista torrese, Carlo Parlati. Un genio che ha saputo magistralmente dominare la scultura, l’incisione, la pittura. Uno spirito eccelso, irrequieto, sempre proiettato alla ricerca dell’oltre la materia stessa attraverso una sorta di empatia con le forme, il tratto, il colore. Fuori da qualsiasi schema o corrente, l’Artista si svela distante e prossimo alle straordinarie stagioni del Cubismo, dell’Espressionismo, della Metafisica o del Surrealismo, privilegiando tematiche che si intrecciano tra l’orfico e l’ossianesimo, il sacro e il profano, il mito e la realtà evidenti nella immensa produzione che va dal 1959 al 1993. Lungo questo felice percorso Parlati si immerge con lucida follia e veemente passione in un mondo intensamente agognato e illuminato da una vertigine di emozioni eccelse. Un esaltante viaggio dell’anima che “… va verso Dio – scrive – come energia creativa con cui congiungersi. Non voglio disperdermi. Io mi considero, anzi sono, un benedetto da Dio. Mi sento in obbligo con l’Arte verso cui la natura mi ha destinato. Mio Amore e mio Piacere è lavorare… Cento anni, la vita di un uomo è niente per creare. Non ho molto tempo da buttar via”. Parlati invoca Amore e lo ricava dall’incessante produrre e poi produrre ancora, tanto da cadere in estasi proprio con la pittura, come ci ricorda la moglie Luisa, perfetta musa ispiratrice di sempre e destinataria di tante sue opere. Per il pittore “è un tormento”. Pare di vedere Vincent Van Gogh quando dice “per il mio lavoro rischio la vita e la mia ragione è già naufragata”. Forse proprio per questi motivi si avverte ancora oggi il bisogno di stendersi su un artista così meravigliosamente eclettico. La forza di avvinghiarlo è altissima. Una semplice difficoltà. Parlati è per certi versi astruso, oscuro. Il significato delle sue opere striscia larvato. Latente. Altre volte, disarmante e disillusa chiarezza. Percepire l’impercepibile, ma anche accorgersi dell’esistenza vera, mistero di un altalenante pendolo tra vita e morte. Si riallacciano due corde. In principio, indissolubilmente insieme. Poi, dopo la tragedia, scisse. Per sempre. Nell’opera del Maestro si evince questa piacevole tensione. Desiderio di ricomporre ciò che è diviso. Capire. Intricare e districare i rami dell’Assoluto. Dramma. Avvertire la furia seducente del tempo, e poi, ricostruire. Fare e disfare. Slegare. Ecco il senso del lavoro di Parlati. L’artista, avvertito il lutto dell’uomo, la catastrofe, irradia la Storia, l’Universo, la Creazione. Traccia il cammino. Grazie all’opera di Parlati, più nostra è la Vita. È una meraviglia, una vera gioia ammirare Pulcinella, Arlecchini e Colombine, Volti e Corpi, Paesaggi e Nature morte, Miti sacri e profani e La regina dei coralli e dei cammei, unica scultura presente. Antonio Borriello Carlo Parlati, nato a Torre del Greco nel 1934 e deceduto nel 2003, eccezionale incisore, scultore e pittore, è conosciuto a livello internazionale soprattutto per la sua straordinaria produzione in corallo, madreperla, avorio, legno, pietra lavica, pietre dure, oro e argento. Opere uniche e preziosissime custodite in prestigiose raccolte private di tutto il mondo. Dopo aver conseguito il Diploma all’Istituto d’Arte di Torre del Greco frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli che presto lascia a causa della spiccata personalità artistica, fortemente libera ed intraprendente, nonché desiderosa di percorrere le strade della ricerca e della sperimentazione. Ha partecipato a incontri e mostre in Italia ed all’estero, in particolare ha esposto in Francia, Principato di Monaco, Stati Uniti e Giappone.