A cura della Redazione

«Noi siamo la risposta dei cittadini alla paura di restare senza un presidio ospedaliero; una risposta che è stata forte, più forte della fama di pessimo ospedale che il Maresca si porta addosso. Tutti si sono sentiti coinvolti e chiamati in causa, per lo più cittadini comuni, mamme, studenti, pensionati, qualche operatore del settore, politicante e sindacalista che, a prescindere dalla personale appartenenza ad uno schieramento piuttosto che ad un altro, hanno lavorato insieme con un unico scopo: non privare il territorio di un servizio fondamentale».

Il Comitato Pro Maresca, che da cinque anni si batte contro il ridimensionamento del nosocomio di via Montedoro a Torre del Greco, interviene con un comunicato su quanto accaduto nella giornata del 29 settembre. La Polizia ha infatti sgomberato il presidio permanente degli attivsti collocato al quinto piano della struttura. 

«Negli anni abbiamo mantenuto un presidio del Comitato all’interno dell’Ospedale: dapprima al terzo piano dismesso - dopo la chiusura dei reparti di Ostetricia e Ginecologia -. Successivamente al quarto, dopo l’ennesima chiusura di alcuni reparti, principalmente quello di Pediatria - prosegue la nota -. Vi diciamo questo per farvi capire che siamo sempre intervenuti a tamponare emergenze gravi, e noi non abbiamo mai interrotto alcun servizio sanitario in nessun momento. Anzi, abbiamo scelto all’epoca di occupare proprio gli spazi abbandonati dopo le varie chiusure come atto simbolico. Tutto questo fino al gennaio di quest’anno, quando la direzione del presidio cercava spazi per organizzare un ambulatorio di chirurgia oculistica; ci era sembrata una buona idea, quella di abbandonare il quarto piano, per aiutare il futuro dell’ospedale. Abbiamo quindi deciso di lasciare gli spazi del quarto piano e, d’accordo con la direzione dell’ospedale, abbiamo deciso di continuare il presidio nei locali del quinto piano, quello che era, e sottolineiamo era, lo spazio in cui le suore vivevano. Speriamo che il sopruso subito dal Comitato rappresenti una forza propulsiva per la rabbia della città, anche e soprattutto perché la lotta non si ferma. Nei prossimi giorni - concludono gli attivisti - scenderemo in strada e continueremo a far sentire la nostra voce: le idee sono delle zone franche, e non possono essere sgomberate».