A cura della Redazione

Femminicidio di Mariarca Mennella, rese note le motivazioni della sentenza con la quale l'ex marito, Antonio Ascione, reo confesso, è stato condannato il 4 ottobre scorso a 20 anni di carcere.

La donna, 38 anni, fu uccisa nell'estate 2017 a Musile di Piave (nel Veneziano) dove risiedeva insieme ai figli. Un delitto efferato. La Mennella fu «attinta da numerose coltellate quand’era ancora a letto, all’interno della sua camera, nelle prime ore del mattino, intorno alle 7 (era il 23 luglio, ndr), pochi minuti dopo essersi svegliata: di fatto la vittima non ha avuto alcuna possibilità di reazione, ne sono prova le modestissime e limitate ferite da difesa», scrive il giudice del Tribunale di Venezia, Massimo Vicinanza. Allo stesso tempo, lo stesso non ha riconosciuto la premeditazione e i futili motivi. Ascione «ha avuto l’impulso di uccidere e ad esso non si è sottratto», si legge ancora nella sentenza. In sostanza, si sarebbe trattato di un delitto d'impeto.

«Non basterà a mitigare l’amarezza dei familiari, che hanno lamentato fin da subito l’inadeguatezza della pena - spiegano l'avvocato della famiglia Mennella, il prof. Alberto Berardi, e i consulenti di Studio 3A, che hanno assistito i familiari in giudizio -. Ma se non altro le motivazioni della sentenza rappresentano una sorta di “ergastolo morale” per il killer, nei cui confronti il giudice del Tribunale di Venezia, dott. Massimo Vicinanza, usa toni durissimi».

Ascione ha beneficiato dello sconto di pena di un terzo poiché ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. «Parlerò con il Pm per capire se ha intenzione e se vi siano i margini per impugnare la sentenza - conclude Berardi, che penalmente non può proporre ricorso -. Di sicuro, però, la impugnerò in sede civile». «Non va dimenticato che i Mennella non navigano nell’oro e che si stanno facendo carico, con amore e sacrifici, di crescere due ragazzi rimasti orfani di fatto di entrambi i genitori in modo tragico, con le relative problematiche anche sul piano psicologico”, ricorda Riccardo Vizzi, il consulente personale di Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che ha seguito e supportato fin da subito la famiglia di Mariarca a titolo gratuito.

Dure anche le parole dei familiari della vittima. «Ascione non ha solo ammazzato in modo proditorio e brutale nostra sorella, ma le ha reso la vita un inferno, sia durante il matrimonio, sia dopo la separazione: la picchiava, non pagava gli alimenti per il mantenimento dei figli, causandole gravi difficoltà economiche, la controllava, la opprimeva, come uno stalker. Tutte circostanze che vengono ben evidenziate nelle motivazioni della sentenza. Ciò che indigna è che a una persona del genere, a fronte di tutto ciò che ha commesso, siano state concesse tutte queste agevolazioni. Purtroppo il nostro è un sistema giuridico distorto che tutela in modo sproporzionato i colpevoli e troppo poco le vittime e i loro familiari: un sistema che spinge a farsi giustizia da soli, perché giustizia non c’è. L’assassino di Mariarca non meriterebbe l’ergastolo o quanto meno trent’anni di galera, ma scontandoli tutti, dal primo all’ultimo? E invece, dopo tutto quello che ha fatto, tra poco più di dieci anni potrebbe essere fuori».

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