A cura della Redazione
Carmela, lezione di dignità in TV Ci sono momenti in cui avresti voglia di gridare al mondo che sei di Torre Annunziata, che in questi sette chilometri quadrati di territorio non si annida tutto il male del mondo, che abbiamo il dovere più che il diritto di sperare nel futuro. Spesso l’urlo resta in gola, strozzato dal desolante spettacolo che si para davanti. E’ in quei momenti che ci vuole coraggio, il coraggio che Carmela Veropalumbo (nella foto) ha mostrato all’Italia intera. Ha scritto al presidente Napolitano, non per chiedere risarcimenti che pure la società le deve, ma per raccontargli di persona che cosa accade qui, in questa terra di frontiera che il Capo dello Stato dovrebbe ben conoscere. Poi ha accettato di presentarsi in tv, e anche stavolta non per invocare pietà e solidarietà popolare, ma per ribadire il diritto ad assicurare una vita normale alla sua bimba. Nel nome del padre, Giuseppe, ammazzato mentre in casa aspettava di festeggiare l’arrivo di un nuovo anno. Quell’anno per lui non è mai arrivato, quell’anno per Carmela e sua figlia è l’inizio di una vita stramaledettamente difficile. Non so se vi sia capitato di vedere Carmela Veropalumbo questa mattina, ospite di Barbara D’Urso e Claudio Brachino a Mattino Cinque: le sue parole devono aver inorgoglito ogni torrese che per avventura sia capitato davanti al video. Non era tv del dolore con le lacrime della conduttrice arrivate a interrompere l’intervista nel salotto di Canale 5: Carmela ha dimostrato di essere una persona speciale, lucidissima nel fissare i suoi obiettivi di madre, quasi stoica nella volontà di restare qui, nella sua città. Una dichiarazione d’amore che sfonda il muro della logica, che travolge il luogo comune della fuga come unica alternativa, che riafferma la volontà di cambiamento presente in ciascuno di noi. Ecco, dopo aver visto (e ascoltato) Carmela in tv, almeno a me sono tornati la voglia e l’orgoglio di gridare al mondo che tutta Torre deve tornare a essere una città normale. Grazie signora per la sua lezione di dignità. MASSIMO CORCIONE