A cura della Redazione

Estorsioni per il clan Gionta: il Tribunale del Riesame di Napoli scarcera un altro presunto affiliato, ma 5 vittime adesso sono indagate per favoreggiamento. 

Leonardo Amoruso, 43 anni, incensurato, titolare di una pescheria ma cugino di Vincenzo, uno dei due reggenti del clan Gionta, è stato scarcerato ieri. Difeso dall'avvocato Pasquale Striano, Amoruso ha ottenuto la sostituzione della misura carceraria con gli arresti domiciliari lontano da Torre Annunziata. Amoruso ha così lasciato il carcere di Secondigliano per raggiungere il suo nuovo domicilio fuori dalla regione Campania, come disposto dal Tribunale delle Libertà.

Per tutti gli altri, il Tribunale della Libertà ha confermato le misure. Dunque, agli arresti domiciliari resta Salvatore Ferraro, alias 'o capitano, 52 anni. Assistito dall'avvocato Elio D'Aquino, Ferraro aveva ottenuto la scarcerazione per motivi di salute. 

In carcere con Ferraro e Amoruso erano finiti Luigi Della Grotta, alias Gigino 'o panzarotto, 49 anni, e Vincenzo Amoruso, detto 'nzerrino, 47 anni, sorvegliato speciale, entrambi ritenuti a capo del nuovo gruppo della vecchia guardia del clan Gionta, composto anche da Ciro Nappo, 44 anni, e Pietro Izzo, 41 anni, gli unici già detenuti; e ancora Luigi Caglione, alias Gino Canale 5, 52 anni; Oreste Palmieri, detto Sasà 'o luongo, 37 anni; Raffaele Passeggia, alias Padre Pio, 57; Valerio Varone, 38, l'unico di Pompei. 

Ai domiciliari era già tornato anche Raffaele Abbellito, alias ciaciello, 45 anni, assistito dall'avvocato Ciro Ottobre, per il quale il gip di Napoli aveva ritenuto non sussistenti le accuse di associazione mafiosa; e poi c'era Catello Nappo, 24 anni, fratello di Ciro, incensurato, assistito dall'avvocato Giovanni Tortora, unico tornato in libertà.

Tutti erano stati arrestati su decreto di fermo emesso dai pm Sergio Ferrigno e Ivana Fulco della Dda partenopea. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di estorsione, detenzione e porto illecito di armi, reati aggravati dalle finalità mafiose. Ad eseguire il decreto di fermo dell'Antimafia erano stati i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, che avevano condotto le indagini.

Secondo l'Antimafia, gli indagati avrebbero partecipato a vario titolo ad almeno 20 episodi estorsivi nei confronti di 14 vittime, tutte imprenditori e commercianti di Torre Annunziata. Alcuni di loro sono stati recentemente ascoltati dai carabinieri ed hanno nuovamente negato quella che gli inquirenti considerano l'evidenza investigativa, dunque sono ora indagati per favoreggiamento. 

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