A cura della Redazione

Riparte dopo un anno e mezzo di rinvii il processo ai presunti carabinieri infedeli della caserma di via dei Mille. E la prima udienza utile dopo oltre una decina di slittamenti ha visto l'ultima parte della testimonianza di Franco Casillo, conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome «'a vurzell», ex boss del traffico di droga al Piano Napoli di Boscoreale. Dallo scorso maggio tornato libero grazie alla prima emergenza Covid che gli ha permesso di «risparmiare» alcuni mesi di detenzione, ieri mattina era regolarmente in aula per rispondere alle domande dei difensori degli imputati, dopo aver ampiamente risposto a quelle della pm Ivana Fulco dinanzi al tribunale di Torre Annunziata.

Gli imputati sono carabinieri specializzati nella cattura dei latitanti, all'epoca dei fatti (2007-2009) in servizio a Torre Annunziata. Si tratta di Pasquale Sario, l'ex comandante del nucleo investigativo oplontino, alla sbarra insieme a Gaetano Desiderio e Sandro Acunzo, i due carabinieri esperti nelle cattura di latitanti. A processo con loro ci sono anche Luigi Izzo e Orazio Bafumi, ritenuti uomini vicini a Casillo.

Secondo l'accusa, in cambio di favori e imbeccate giuste per la cattura di latitanti, i carabinieri avrebbero aiutato Casillo arrestando rivali nello spaccio di droga e consegnandogli parte di carichi di droga sequestrati. Uno scambio ritenuto dall'accusa un vero e proprio patto Stato-camorra. Dopo una finta collaborazione con la giustizia, lo stesso Casillo ha confermato agli inquirenti solo le dichiarazioni di accusa fornite contro quei carabinieri.

Tornato in aula, Franco Casillo ha risposto alle tante domande dei difensori degli imputati, lamentandosi di essere arrivato in tribunale “senza scorta, anche se ho paura per la mia incolumità”. Inoltre, tra i vari incontri con i singoli imputati, Casillo ha confermato che “per parlare con Sario il mio interlocutore era sempre Acunzo, col quale avevo confidenza. Ci davamo del tu”. Tra gli arresti di latitanti “riusciti” grazie all'intermediazione di Casillo ci sarebbe anche quello del 17enne rampollo del clan Gionta di Torre Annunziata, killer del tenente Pittoni, ucciso in una rapina a Pagani. “Ma loro volevano prendere Umberto Onda e io non sapevo dov'era”.