A cura della Redazione

"Massimiliano Bonzani non era il direttore occulto di quei lavori. A dire la verità sono i testimoni, che dicono di aver visto Aniello Manzo in quell'appartamento e non lui. Tutti conoscevano Bonzani, ma nessuno l'aveva mai visto sul cantiere".

Gennaro Ausiello e Luciano Bonzani sono i due avvocati difensori dell'architetto, ritenuto tra i principali responsabili del crollo di Rampa Nunziante, che all'alba del 7 luglio 2017 ha causato il decesso di 8 persone, tra cui 2 bambini.

Dinanzi al giudice del Tribunale di Torre Annunziata Francesco Todisco, la discussione di Ausiello si è concentrata anche sulle accuse mosse a Bonzani dall'operaio Pasquale Cosenza, coimputato.

"Cosenza indica Bonzani come direttore dei lavori in un interrogatorio quando è ancora ascoltato come persona informata sui fatti, ma quando diventa indagato si avvale della facoltà di non rispondere". In quello stesso interrogatorio, Cosenza avrebbe anche raccontato di aver visto una crepa.
"Da quanto detto dall'altro imputato Gerardo Velotto - ha attaccato Ausiello - i lavori al secondo piano erano in corso senza un progetto. Non sapeva neanche dove sarebbe andata la cucina".

Invece, l'avvocato Luciano Bonzani, in difesa del fratello architetto, ha sottolineato al giudice e alla pm Andreana Ambrosino come Massimiliano Bonzani sia stato "il direttore dei lavori, ma al primo piano. Infatti, i testimoni sottolineano che era sempre presente. Nell'appartamento al secondo piano è entrato tre volte: su incarico di Massimiliano Lafranco per prendere le misure, il 16 maggio per un computo metrico e il 6 luglio, prima del crollo. E partecipa su richiesta di Chiocchetti, per il quale aveva seguito i lavori al primo piano. Anzi, alcuni testimoni sottolineano che erano presenti spesso Manzo e Giacomo Cuccurullo, non Bonzani. E lo stesso Bonzani è il primo ad andare via dalla riunione".

Inoltre, secondo i legali "la sola posizione di garanzia non basta a contestare" l'accusa di omicidio colposo.