A cura della Redazione

Matilde Sorrentino, "Mamma coraggio" come è stata ribattezzata dopo l'omicidio avvenuto 18 anni fa, fu uccisa per un «sentimento spregevole», l'assassinio fu una «punizione esemplare» contro «una donna che aveva avuto il solo torto di sporcare la sua immagine».

Francesco Tamarisco è stato condannato all'ergastolo con queste motivazioni. A spiegarlo sono i giudici della Corte d'Assise di Napoli nelle 120 pagine in cui hanno motivato punto su punto la decisione.

Il movente era nel coinvolgimento iniziale di Tamarisco nella terribile vicenda della pedofilia al rione Poverelli di Torre Annunziata, scandalo scoperchiato grazie alle denunce di alcune mamme coraggio, tra cui proprio Matilde Sorrentino, ammazzata sull'uscio di casa il 26 marzo 2004 nella città oplontina, dove risiedeva.

Quelle accuse, secondo la Corte, potevano «minare irrimediabilmente il prestigio e la repuzione di un capo» com'era considerato Tamarisco negli ambienti criminali e in particolare nel rione Poverelli. «La vicenda pedofilia non poteva non rappresentare per Tamarisco una macchia indelebile cui porre necessariamente rimedio», è il terribile movente di quell'efferato omicidio. Per quel delitto, sta scontando l'ergastolo - da irriducibile - l'esecutore materiale Alfredo Gallo, a cui è legata gran parte dell'accusa: secondo la Procura di Torre Annunziata (guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso, in aula rappresentata dall'aggiunto Pierpaolo Filippelli), i Tamarisco avrebbero garantito un vitalizio da 500 euro al mese al killer in cambio del silenzio.

(nell'immagine, Matilde Sorrentino e il monumento alle vittime innocenti torresi di camorra in piazza Mons. Orlando, a pochi passi dal rione Poverelli)