A cura della Redazione

Misura cautelare per un cardiologo in servizio presso l'Asl di Pompei, accusato di violenza sessuale continuata nei confronti di pazienti donne. Gli agenti del Commissariato di Polizia mariano gli hanno notificato il provvedimento - emesso dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata - di sospensione dell'esercizio della professione medica per un anno.

Le indagini, coordinate dall Procura oplontina, avrebbero appurato le condotte del medico tenute nei confronti di pazienti che si recavano presso la struttura pubblica sanitaria per sottoporsi a visite. L'inchiesta è partita proprio dalla denuncia di una delle presunte vittime, nella quale ha riferito di aver subito palpeggiamenti e molestie di vario genere.

Le investigazioni della Polizia avrebbero poi permesso di raccogliere un grave quadro indiziario nei confronti dell'uomo, le cui condotte sarebbero state messe in atto in più occasioni e con una pluralità di pazienti, anche recentemente.

Attraverso intercettazioni ambientali audio-visive nell'ambulatorio della Asl di Pompei, e i racconti delle pazienti coinvolte, gli investigatori hanno documentato numerose visite mediche durante le quali l'uomo si sarebbe reso protagonista di abusi quali palpeggiamenti del seno, dell'inguine e di altre zone intime delle donne-utenti, nonché dello strusciamento dei propri genitali contro le parti del corpo delle vittime, "atti sessuali - scrive la Procura - artatamente mascherati e dissimulati nell'ambito dell'ordinaria attività di diagnosi medica".

I filmati acquisiti nel corso dell'indagine sono stati anche sottoposti ad una ulteriore analisi tecnica da parte di un consulente medico incaricato dalla Procura, per capire se le visite fossero svolte con correttezza professionale e deontologica e se le manovre poste in essere dall'indagato avessero pertinenza diagnostica.

Per il consulente, quelle pratiche adottate erano del tutto "avulse dalle ordinarie prassi diagnostiche", evidenziando "comportamenti dell'indagato completamente diversi in base all'età e al sesso dei pazienti".

Il Gip, pur condividendo il quadro indiziario in ordine a sette episodi di (presunti) abusi sessuali sottopostogli dalla Procura, non ha adottato la misura coercitiva nei confronti del medico - come richiesto dagli inquirenti - bensì l'ordinanza interdittiva della professione sanitaria, nella quale ha evidenziato che "si tratta di fatti seriali commessi con spregiudicatezza e abilità" e dai quali è emerso che il medico considerava le sue pazienti "come una sorta di personale riserva di caccia sulla quale dar sfogo alle sue pulsioni sessuali".