A cura della Redazione

E' un vero e proprio terremoto politico-giudiziario quello che ha "devastato" l'Amministrazione comunale di Melito di Napoli. Pesanti le accuse mosse ad amministratori locali, tra cui il sindaco Luciano Mottola, il presidente del Consiglio comunale ed altri due consiglieri, nonché il coordinatore per Melito dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana, padre di un consigliere comunale già candidato sindaco alle elezioni dell’ottobre 2021.

Diciotto le misure cautelari eseguite dalla Direzione Investigativa Antimafia, sedici le persone finite in carcere (tra cui lo stesso primo cittadino), due ristrette ai domiciliari.

I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono di scambio elettorale politico-mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione.

Il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla DIA di Napoli e coordinate dalla DDA partenopea, "a partire dalle notizie inizialmente acquisite sull’interesse della criminalità organizzata ad ingerirsi nelle elezioni del sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale di Melito di Napoli" - si legge in una nota della DIA - svoltesi il 13 e 14 ottobre 2021, con il turno di ballottaggio del 17 e 18 ottobre che premiò la coalizione di centrodestra capeggiata da Mottola.

Gli inquirenti paventano forti ingerenze sull'esito elettorale ad opera del clan egemone nell'area, quello degli Amato-Pagano

Il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano "emersi gravi indizi sull’esistenza di un accordo già per il primo turno di votazioni tra esponenti della criminalità organizzata operante in quel territorio ed alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Nunzio Marrone (quest’ultimo non indagato) che avrebbero accettato la promessa, da parte dei referenti dell’organizzazione criminale, di procurare alla coalizione ed allo stesso Marrone i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell’erogazione di somme di danaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante dall’organizzazione camorristica denominata clan Amato-Pagano, anche attraverso l’individuazione di candidati alla carica di consigliere comunale di riferimento del clan".

Dalle investigazioni sarebbe emerso addirittura "l'impedimento all’esercizio dei diritti politici di una candidata al Consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan".

Scenari inquitenanti si aprono anche in riferimento al turno di ballottaggio. Per gli inquirenti, i "rappresentanti della coalizione a sostegno di Mottola, riprendevano l’ipotesi di concordare con gli esponenti del clan il sostegno al proprio candidato; già al primo turno, infatti, era stato rilevato il progetto anche da parte di costoro di richiedere sostegno al clan; tale progetto era stato accantonato in ragione della verificata conclusione di un accordo a favore della coalizione avversa guidata da Nunzio Marrone. Esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, quindi, accettavano la promessa, da parte del referente del clan Amato-Pagano (successivamente deceduto il 23 gennaio scorso in seguito ad un agguato di stampo camorristico), di procurare, per il ballottaggio, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo, i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad essi legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell’erogazione a ciascuno di loro di somme di danaro ed altre utilità tra le quali la collocazione o la promessa di posti di lavoro".

Documentati dagli invetigatori anche "episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città Metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022".

Infine, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.