A cura della Redazione
                                            
                
                
                                                                                                                        Infranto per due giorni, a causa della pacifica invasione di numerosi ragazzi,  il magico e  mistico silenzio degli scavi di Oplontis e della sua perla più bella, la villa di Poppea. Niente di sacrilego ed empio tuttavia e  nessuna mancanza di rispetto per il luogo e la sua storia. E solo accaduto che il 18 e 19 novembre scorsi,  allincanto e allarmonia del nostro sito archeologico e alla suggestione  delle sue silenziose melodie, si sono sostituite le voci festanti di alcune centinaia di alunni. Le austere vestigia cariche di antichi fasti ed  illuminate da un sole decisamente estivo che le rendeva ancor più belle e luminose, hanno amorevolmente e pazientemente accolto un ampio campione delle nostre giovani generazioni, dai  piccolini delle elementari, ai grandi delle superiori, grazie anche alla sensibilità e disponibilità della Soprintendenza Archeologica. Provenienti da buona parte del  territorio vesuviano ed accompagnati  e sostenuti dai gruppi musicali delle scuole medie dAngiò, Angioletti, Parini VI,  si sono infatti dati convegno gli istituti scolastici di ogni ordine e grado appartenenti alla Rete Vesuvio. Una  sorta di consorzio di scuole che grazie al patrocinio della Regione Campania ed al contagioso entusiasmo della professoressa Autieri,  è da più anni divenuto spazio di ricerca, occasione e pretesto di recupero memoriale, valido laboratorio didattico. Il tema di questanno, Gli uomini e il territorio, ha prodotto una serie di interessanti lavori che con le modalità più disparate hanno celebrato la storia di personaggi quali Niccolò dAlagno,  Michele Prisco, Libero DOrsi, i fratelli Giraud. Si è parlato di siti archeologici, cittadine,  progetti, come la villa di Poppea, la strada Matrone che conduce al Vesuvio, la funicolare del Vesuvio,  la Boscoreale vista dai suoi scrittori, San Giovanni a Teduccio e la sua storia di uomini e lavoro. Raccontato, come nel caso di Un angelo allinferno, un corto scritto e girato da Gaetano Acunzo e recitato da Giuseppe Catanese, entrambi studenti del de Chirico, della difficoltà a vivere nel nostro inferno quotidiano. Questa esperienza dalla indiscussa validità,  necessiterebbe  tuttavia, nel suo stesso interesse,  di qualche lieve correzione di rotta. Il suo significato, la sua stessa ragion dessere, i valori che veicola, non possono essere infatti limitati, circoscritti e conseguentemente depotenziati,  nellambito di una sostanziale autoreferenzialità. Spiace dirlo ma, a parte gli  studenti, anche se numerosissimi,  i docenti e qualche genitore,  la città, quella della gente,  non  solo necessariamente quella delle istituzioni, era purtroppo assente. Un vero peccato perché tutti i lavori svolti avrebbero meritato l attenzione dellopinione pubblica  per quella contagiosa capacità  tutta giovanile di trasmettere entusiasmo ed idealità forti. E poco saggio e decisamente autolesionistico, negare attenzione, interesse e spazio a questi splendidi giovani, ultima speranza del nostro domani.
EMANUELE  SOFFITTO
dal settimanale TorreSette del 27 novembre 2009
                                        
             OROSCOPO
OROSCOPO 
                                                         
             
                                                        

