A cura della Redazione
«Adesso riprendiamoci la città» Il Fatto. Blitz della Polizia alle 4 del mattino di martedì 4 novembre. Contro il clan Gionta emesse 88 ordinanze di custodia a Napoli e in altre regioni. Ne sono state eseguite 76. Ventotto destinatari dei provvedimenti, tra i quali lo stesso super boss Valentino Gionta, sono attualmente detenuti. Nell’elenco stilato dalla Dda di Napoli c’è praticamente tutta la sua famiglia: il figlio Aldo, 36 anni, anch’egli detenuto; la moglie Gemma Donnaruma, 54 anni; i figli Pasquale e Teresa, di 31 e 34 anni; Gennaro Longobardi, 45 anni, cugino di Gemma. Sequestrati beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti per un valore complessivo di circa 80 milioni di euro. Le opinioni. All’indomani della maxi retata, come ha reagito la città di Torre Annunziata? Iniziamo questo nostro breve excursus con il sindaco Giosuè Starita: «Quella di martedì mattina - afferma - è stata una risposta importante delle istituzioni democratiche per riappropriarsi del territorio. E´ stato un segnale forte dello Stato, il cui obiettivo è quello di voler riconquistare una città da troppo tempo lasciata in mano alla camorra. Aspettavamo l’insediamento del comando gruppo carabinieri per mettere in campo un percorso di prevenzione e poi di repressione. Ma prima di far ciò, ci voleva necessariamente un’azione repressiva. Un ringraziamento doveroso - conclude - va alle forze dell’ordine, che hanno svolto appieno il loro dovere». «Da martedì, intanto, è arrivata una ventata di novità e di fiducia, del tutto inattesa», ne è fermamente convinto Amleto Frosi, presidente della Casa della Solidarietà, uno di quelli che ha scelto di combattere la criminalità a viso aperto, senza timori di sorta. «Il blitz - afferma - rappresenta un segnale importante per la società civile che, adesso, non può più restare alla finestra a guardare. Nessuno, dopo quello che è successo, potrà dire che in questa città le istituzioni non fanno il loro mestiere. Lo Stato, anzi, ha dimostrato di voler fare fino in fondo la sua parte. Ora è il momento di fare fronte comune - continua Frosi - perché la camorra, in questa fase di estrema difficoltà, cercherà di difendere con le unghie quello che era il suo territorio mediante l’esercizio del potere». Di qui l’appello agli operatori economici: «Non aspettate che siano le forze dell’ordine a intervenire. Non pagate il pizzo e denunciate chi ve lo chiede. Solo così potrete dire di aver dato un contributo per la realizzazione di un avvenire migliore per voi e per i vostri figli». Per il capogruppo cittadino dell’Italia dei Valori, Antonio Gagliardi, il blitz di martedì scorso può rappresentare una svolta storica per il futuro di Torre Annunziata. «Un’azione repressiva - sostiene - era divenuta ormai indispensabile, vista la longa manus della camorra sulla città. Né penso che con questi arresti la situazione si normalizzerà come d’incanto. Occorre proseguire su questa strada affinché si affermi sempre di più la cultura della legalità. Ma ciò non basta. Parallelamente - continua - bisogna creare sviluppo e occupazione, unitamente alla riqualificazione dei quartieri più degradati. E la Zona Franca Urbana - conclude - può rappresentare uno strumento efficace, anche se non risolutivo, per far uscire Torre Annunziata dal tunnel del degrado». Ecco, infine, l’opinione di Salvatore Prisco, docente universitario, scrittore e saggista. «L’impegno che traspare dalle parole del Sindaco - dice -va sostenuto senza riserve da parte dei cittadini onesti. Personalmente ho anche fiducia nel fatto che Ministro degli Interni sia un lombardo, che quindi ha le mani libere da possibili condizionamenti politici campani. Contemporaneamente, occorre rilanciare con progetti mirati e monitorati, senza cioè disperdere risorse morali, intellettuali ed economiche in mille strade, uno sviluppo economico trasparente e pulito. Mi ha colpito, ma il fenomeno era già evidente, che una madre si raccomandasse alla camorra perché il figlio facesse il palo degli spacciatori. Solo quando non si chiederanno più ai delinquenti lavoro e protezioni sociali - conclude - potremo dire di avere davvero vinto. La strada è lunga e difficile; ma se un afro-americano è oggi presidente degli Stati Uniti, allora anche noi possiamo fare un sogno ad occhi aperti, cioè farlo diventare realtà».