A cura della Redazione
Nella sua lettera al nostro giornale, pubblicata sul numero scorso, il professor Salvatore Prisco, dopo una serie di giuste considerazioni sullo stato di pessima salute della sinistra, concludeva dicendo “è dunque in letargo l’intera sinistra italiana, non solo quella torrese; riparlatene non prima di vent’anni”. Sul numero precedente, invece, il consigliere comunale Andrea Fiorillo, nel sollecitare la nascita di un soggetto unitario della sinistra concludeva la sua intervista in modo diverso: “Bisogna che si mettano al lavoro quanti credono in tale progetto, per raggiungere questo ambizioso obiettivo politico”. In entrambi, però, c’era il rammarico per la scomparsa della sinistra nella nostra città e in Italia, con due reazioni opposte: in Salvatore Prisco la rassegnazione, in Andrea Fiorillo la voglia di lottare per farla rinascere, unita. Eppure, proprio questi due personaggi, un intellettuale dal grande spessore culturale e un amministratore profondamente legato al mondo del lavoro e del sindacato, potrebbero rappresentare simbolicamente e anche politicamente l’unità della sinistra, in quanto il primo proviene dalla tradizione socialista e il secondo da quella comunista. E proprio loro potrebbero cominciare ad aprire un dibattito sul futuro della sinistra torrese e italiana, sulla necessità di non vederla più divisa in tanti tronconi, ma unita nel solco del socialismo europeo. Salvatore Prisco potrebbe esserne la mente e Andrea Fiorillo il braccio. Perchè i principali nemici della sinistra non sono Berlusconi, Veltroni o Di Pietro ma coloro che rappresentano politicamente e istituzionalmente i vari tronconi socialisti e comunisti esistenti. Quelli che continuano ad essere divisi tra di loro pur facendo parte della stessa famiglia. Quelli che vivono con vittimismo lo sbarramento del 4 per cento alle elezioni politiche ed europee, e non sfruttano l’effetto positivo, quello di ricercare a tutti i costi l’unità non solo per sopravvivere politicamente ed elettoralmente ma anche per rilanciare la presenza della sinistra che non è solo opportuna ma, secondo me, addirittura necessaria. Ed oggi ci sono le condizioni anche per superare la frattura tra socialisti e comunisti, avvenuta ben ottantotto anni fa nel 1921. La storia del ventesimo secolo ci ha insegnato che il comunismo è fallito quasi ovunque. Nell’Europa Orientale è scomparso, in Cina si è trasformato in capitalismo di Stato, in Corea del Nord è diventato addirittura una “monarchia”, in quanto il potere se lo trasmettono da padre in figlio, a Cuba da fratello a fratello. La democrazia e la libertà sono valori che non appartengono alla tradizione comunista. E anche la cosiddetta dittatura del proletariato, che aveva l’ambizione di creare l’uguaglianza tra tutti, si è trasformata nella dittatura sul proletariato, con la creazione di una casta politica che controlla e spesso opprime tutti e che si rinnova solo per cooptazione interna. Un’ideologia che in teoria era nobilissima e che aveva lo scopo di portare al potere contadini ed operai (la falce e il martello) è spesso diventata una sanguinosa dittatura, per esempio, con Stalin nell’Unione Sovietica e con Pol Pot in Cambogia. Certo la storia del comunismo in Europa Occidentale (dove non è mai andato al potere se non insieme ad altri partiti e per un breve periodo) è stata indubbiamente diversa. In Italia il PCI è stato, spesso, un baluardo della democrazia, un difensore accanito dei diritti dei lavoratori, un sostenitore di tutte le libertà. Ma ad un certo punto, dopo “la caduta del muro di Berlino”, ha dovuto anche esso fare i conti con la storia e trasformarsi in un moderno partito della sinistra (Pds, poi Ds ora confluito nel Pd). Adesso tocca a PdCI e a RC rendersi conto che il comunismo è fallito storicamente e che è venuto il momento di dar vita ad un Partito della Sinistra (PDS?), legato al socialismo europeo. Solo così potranno ancora dare un forte contributo alla causa dei lavoratori, consentire alla sinistra il diritto di esistere e di affermare i suoi valori originari: pace, libertà, giustizia sociale, lavoro. E la nostra città potrebbe cominciare a dare un esempio: avviare una profonda riflessione su socialismo e comunismo e unire il popolo della sinistra in un unico soggetto politico, iniziando con un’associazione (magari con La “tua” Storia siamo noi, Salvatore?) o un movimento. Prisco e Fiorillo potrebbero esserne i primi rappresentanti, in attesa che anche altri seguano le loro orme. A cominciare dal PdCI e da Rifondazione Comunista che dovrebbero per primi far sentire la loro voce al riguardo. SALVATORE CARDONE