“Quattro dei cinque referendum riguardano il mondo del lavoro e mi aspetto una partecipazione massiccia da parte di tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro colore politico”.
Inizia così l’intervento del segretario CGIL di Napoli e Campania Nicola Ricci nel dibattito sui quesiti referendari dell’8-9 giugno organizzato ieri da Partito Democratico e Giovani Democratici sul belvedere di Villa del Parnaso a Torre Annunziata.
Vi hanno partecipato, oltre al sindacalista Ricci, il deputato PD Marco Sarracino, la vicepresidente del Consiglio Regionale Campania Loredana Raia, la consigliera della Federazione Nazionale Europa Verde Maria Longobardi, il presidente di Oplonti Futura Giuseppe De Luca, ed il vicesegretario di GD Lorenzo Solimeno.
Ha introdotto Alessandro Fiorillo, operaio Stellantis e membro del Direttivo Pd, che ha raccontato la sua esperienza lavorativa presso la fabbrica di Pomigliano d’Arco.
L’avvocata Germaine Popolo, componente della segreteria provinciale Pd, ha moderato gli interventi facendo un excursus sui cinque quesiti referendari, soffermandosi in particolare sul quinto, ovvero sul dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.
“Non è vero quello che spesso i fautori del “NO” dicono in giro - afferma la Popolo -. Non si dà la cittadinanza italiana a tutti gli extracomunitari che vivono in Italia da cinque anni. Bisogna che essi abbiano un lavoro e un reddito stabile, che sappiano parlare la lingua italiana, che non abbiano mai avuto problemi con la giustizia e che paghino regolarmente le tasse. Inoltre non è più pensabile che un figlio nato in Italia da genitori extracomunitari possa ottenere la cittadinanza italiana solo al raggiungimento della maggiore età”.
Il deputato Marco Sarracino si sofferma sul quarto quesito referendario in materia di salute e sicurezza sul lavoro. “Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1.000 i morti, che vuol dire che in Italia ogni giorno tre lavoratrici o lavoratori muoiono sul lavoro. Con la vittoria del “Sì” si modificano le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante”.
Il sindacalista Ricci sprona gli elettori ad andare a votare perché il referendum è valido solo al raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritti al voto. “Contiamo molto sulla partecipazione dei giovani – afferma – che in questa campagna referendaria si stanno impegnando oltre ogni misura. Sono molto sensibili al precariato del lavoro e sostengono con forza il quarto quesito, quello in cui si chiede l’abolizione delle norme che fissano un tetto di sei mensilità per l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo dei lavoratori delle piccole imprese (fino a 15 dipendenti)”.
Gli interventi dell’arch. Maria Longobardi, che parla della sua esperienza come docente con studenti extracomunitari; dell’avvocato Giuseppe De Luca, che si sofferma sulla mancanza di sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro; e del giovane Lorenzo Solimeno, che evidenzia le differenze fra lo “ius soli” e lo “ius sanguinis”, anticipano quello che sarà l’intervento conclusivo della consigliera regionale Loredana Raia.
“L’8 e 9 giugno - afferma Raia - voteremo per abrogare cinque norme sbagliate che puniscono lavoratori, lavoratrici e chi vorrebbe la cittadinanza italiana dopo anni di lavoro, integrazione e tasse pagate. Il Partito Democratico è per 5 “Sì”, per dare dignità e sicurezza ai lavoratori e per cambiare la vita ad oltre due milioni di persone che potrebbero accedere allo status di cittadini e cittadine. Mancano pochi giorni alla consultazione referendaria - conclude Raia -, dobbiamo fare tutti un ultimo sforzo, utilizzando qualsiasi mezzo a nostra disposizione, compreso i social, per invitare parenti, amici e conoscenti ad andare a votare e per far valere un nostro sacrosanto diritto, lo stesso con il quale i nostri padri scelsero, nella giornata del 2 e la mattina del 3 giugno 1946, tra monarchia o repubblica”.