A cura della Redazione
C’è stato un tempo in cui nella nostra città non solo si parlava d’arte, ma di arte se ne faceva davvero, con validi pittori negli anni ’60 come Pasquale Vitiello, Gaetano Ambrosio, Enzo Celone, Franco Fiordoro, e ben sette gallerie, oggi tutte scomparse. “Tutto ciò che è arte e cultura non esiste più a Torre Annunziata” dice con rammarico Gaetano Ausiello, artista di successo che si divide fra Roma e Fiuggi, ma conserva uno studio in Piazza Ernesto Cesaro, perché, come dice, “ancora sento il bisogno di respirare l’aria della mia terra, per ispirarmi”, obbedendo al richiamo del mare e degli amici di sempre. Un nome che si è fatto conoscere nel panorama dell’arte contemporanea in Italia e in Europa, con la partecipazione a numerose mostre personali e collettive e menzioni nelle più importanti pubblicazioni specializzate. Dopo più di 20 anni, da quella personale al Centro d’arte Oplonti nel 1984, il pittore torrese torna con una mostra nel suo paese d’origine. L’artista espone al Circolo Professionisti e Artisti dal 13 al 23 ottobre, con circa 40 opere che guidano lo spettatore in un percorso attraverso 40 anni di pittura, di viaggi, di emozioni, di ritorni. Col passare del tempo appare sempre più lontano l’impressionismo degli esordi, le linee scompaiono, i volumi e le prospettive sono un vecchio ricordo di libri ingialliti, e a parlare sono i colori densi che a volte accarezzano e a volte graffiano, gli spruzzi di luce che si rincorrono nello spazio dilatandolo o facendolo angusto. Un’arte che è energia, istinto, movimento mai lineare nel pensiero, ma al contempo purezza d’espressione. “Bisogna far lavorare qualche neurone in più, quando si guarda un quadro così”, scherza il maestro. E allora si potrà scorgere la contemplazione serena della natura, i paesaggi nostrani, il Vesuvio, il Mediterraneo e le isole greche, l’America del sud…, o lo sguardo inquieto sul mondo e i suoi “muri”, che squarciano, isolano, imbruttiscono città e anime. Demoni che hanno l’aspetto di dittatori dorati, cavalli sanguinanti, ombre verdi e tristi. “È la mia realtà, non la vostra”. Ma le sue paure sono anche le nostre: come quella che la terra diventi grigia come la “Città fantasma” di un suo quadro, solo palazzi e fabbriche e fumo e nessun essere umano. In fondo però anche l’intima fiducia che la chiave per attraversare il muro esiste. Bisogna cercarla con gli occhi liberi da schemi e condizionamenti, come insegna Gaetano Ausiello con la sua arte. FORTUNA BALZANO