A cura della Redazione
Scuola: cresce la mobilitazione verso lo sciopero di giovedì Non sarà il sì del Senato al decreto 137 a fermare il movimento di protesta contro le politiche scolastiche del Governo: né l´opposizione, né i sindacati e tanto meno gli studenti intendono cedere alla rassegnazione. Intanto, il 30 ottobre c´è lo sciopero generale della scuola e l´auspicio di chi lo ha promosso è quello di riempire le piazze. Ed è atteso un bis per il 14 novembre quando a scendere in piazza sarà il mondo dell´università e della ricerca, ma non solo, vista la saldatura tra i due fronti della protesta. L´opposizione non ha alcuna intenzione di accogliere l´invito al riposo arrivato dal Presidente Berlusconi. "Non ci riposeremo affatto perché noi, come la maggioranza, rappresentiamo gli italiani e dunque non possiamo smettere di fare il nostro lavoro. Finora - spiega il ministro ombra dell´Istruzione, Mariapia Garavaglia - abbiamo cercato di contrastare i tagli (discutendo un po´ più a lungo nelle commissioni, assai poco, purtroppo, in aula). Passato il decreto confidiamo nel fatto che con i disegni di legge il Parlamento è costretto a parlare. E allora nei prossimi mesi si vedrà se c´è la volontà del Governo di partecipare a una riforma condivisa della scuola oppure se l´esecutivo vuole superbamente continuare a fare tutto da solo". "Una legge successiva può modificare quella precedente", fa notare Garavaglia e lancia una frecciata al ministro Gelmini: "Ha parlato di Obama, ma forse non sa che negli Stati Uniti non si vuole ´tagliare´ ma investire milioni di dollari nell´istruzione". Un "dopo" costruttivo è assicurato anche dal segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, che per il 30 preannuncia una manifestazione "imponente". "Rivolgo un invito pressante al Governo affinchè venga sospesa la discussione di questo contestato provvedimento. Ma se l´esecutivo vorrà continuare con protervia sulla strada intrapresa, allora sarà necessario, poi, aprire un tavolo di confronto, magari a Palazzo Chigi, per studiare interventi che sterilizzino gli effetti del decreto 137. Perché - aggiunge Scrima - non ce la faranno tecnicamente a garantire quello che hanno promesso: se tutte le famiglie chiederanno il tempo pieno a 27 ore i nodi verranno al pettine. Soltanto chi non conosce i meccanismi della scuola può essere cosi´ arrogante". Quanto agli studenti, da qui al 14 novembre, continueranno a far sentire la loro voce. "Andremo avanti con le proteste e stiamo pensando a una consultazione tra gli studenti per far emergere proposte alternative a quelle messe sul tappeto dalla Gelmini. Ci stiamo coordinando con le altre associazioni studentesche; pensiamo a una assemblea nazionale, il 31 ottobre, dove far convergere le varie anime della protesta". Anche gli studenti attendono il decreto alla prova dei fatti e sono pronti a dar man forte alle famiglie: "Quando ci saranno le iscrizioni e i genitori chiederanno, in tanti, il tempo pieno vedremo cosa saprà rispondere il Governo che ha ventilato aumenti del 50% e oltre", dice il portavoce della Rete Luca De Zolt, secondo il quale la portata del dissenso emerge con evidenza dalla sua natura: "questo movimento di protesta è poco politicizzato, decisamente trasversale, accomuna destra e sinistra, famiglie, insegnanti e ragazzi". FAMIGLIA CRISTIANA: SOSPENDERE O RITIRARE DECRETO GELMINI "Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini", invoca Famiglia Cristiana nell´editoriale del prossimo numero intitolato "Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa". "Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s´abbozza una farsa di dialogo", scrive il settimanale dei paolini. Per la scuola solo tagli. Il Paese in crisi "trova i soldi per Alitalia e banche", ma per la scuola si richiedono "sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti´´, scrive ancora il giornale. "Studenti e professori - osserva la rivista, diffusa in tutte le parrocchie italiane - hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che ´colpiscono il cuore pulsante di una nazione´, come dice il filosofo Dario Antiseri. Nel mirino c´è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: ´Riforma della scuola´; più prosaicamente ´contenimento della spesa´, a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti. E di fronte alle proteste nelle scuole non "si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e ´baronie´, nonché le allegre e disinvolte gestioni". "Un Paese in crisi - commenta ancora Famiglia cristiana - trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti".