A cura di Anna Casale

Il 2020 sarà l’anno ricordato per l’emergenza da COVID-19. Un anno in cui le abitudini di vita, il quotidiano di ognuno di noi, sono state totalmente stravolte e riconvertite. Scuola, lavoro ma anche divertimenti e celebrazioni si sono dovute rimodulare ed adattare ai tempi in corso. Le celebrazioni in onore della Madonna della Neve, ricorrenza molto sentita dal popolo torrese, hanno seguito lo stesso iter. E la tradizionale processione della Madonna lungo le strade della città si interrompe dopo 141 anni ininterrotti di festeggiamenti.

Torre Annunziata celebra la Madonna della Neve due volte l’anno: il 5 Agosto, festa patronale, ed il 22 Ottobre, festa votiva.

Ma il motivo per cui questo avviene due volte l’anno è ben presto spiegato. Scaviamo tra riferimenti storici e della tradizione e torniamo indietro di “qualche” secolo.

Nel 1354, il cinque agosto, alcuni pescatori di Torre Annunziata, nei pressi dello Scoglio di Rovigliano, al confine con Castellammare di Stabia, recuperarono dal mare una cassa impigliata nelle reti, al cui interno ritrovarono un busto di terracotta, che rappresentava una Madonna dalla pelle scura, recante tra le braccia il Cristo bambino. Sul busto non vi erano iscrizioni di nessun tipo, quindi non era possibile ricondurlo con precisione ad una Vergine. Portato a riva, per l’effige nacque una furiosa lite con i pescatori stabiesi, poiché questi la rivendicavano affermando che il ritrovamento fosse avvenuto nelle acque del proprio territorio. A risolvere la questione intervenne il capitano del popolo, un magistrato, eletto ogni anno dal popolo stesso, il quale diede ragione ai torresi. La statua fu portata nella chiesetta della SS. Annunziata, nei pressi del porto ed il popolo torrese decise di attribuirle il nome di Santa Maria ad Nives poiché il ritrovamento era avvenuto il 5 agosto, giorno dedicato alla Vergine in ricordo della neve prodigiosa caduta a Roma nell’anno 352 sul colle Esquilino, dove sarebbe poi sorta la basilica di Santa Maria Maggiore.

Ogni anno, come da tradizione, il popolo torrese mette in scena il ritrovamento. Il colore della pelle è riconducibile ad una provenienza della statua dall’Oriente, con molta probabilità l’origine è bizantina, ne sono indizio i colori, il mantello decorato in oro, le corone d’oro sulle teste di Maria e di Cristo.

La storia votiva del culto alla “Vergine Bruna” del 22 ottobre riguarda il miracolo avvenuto in questo giorno nell’anno 1822 in occasione dell’eruzione del Vesuvio.

Sin dai giorni precedenti a questa data i paesi vesuviani erano minacciati dalla potenza eruttiva del vulcano. I cieli della cittadina oplontina erano oscurati dalla nebbia di cenere e lapilli ed il territorio minacciato dalla lava. Allora i cittadini invocarono in processione la Madonna della Neve e durante le preghiere avvenne il prodigio: il sole squarciò i cieli nebbiosi e la lava improvvisamente si arrestò, graziando la città.

Da allora ogni 22 ottobre il quadro di Maria Vergine è portato in processione, per le strade principali della città, dai pescatori oplontini.

Quello alla Vergine è un legame viscerale per i torresi, il miracolo che oggi chiederanno, nonostante quest’anno siano state vietate, per ovvie ragioni, processioni e rivisitazioni storiche, che la sua protettrice interceda e che uno squarcio di sole liberi la popolazione mondiale dalla coltre creata dal virus.