Racconterà a Papa Francesco la sua sfida in un incontro che non avrà l'intimità di un confessionale, ma la pubblicità delle occasioni importanti. Forte, fortissimo Rosario. Il presidente Iannucci continua a centrare tutti gli obiettivi che si prefigge con la sua AICOVIS, l'associazione che dal '95 prova a restituire al calcio una dimensione umana. In campo, anche lontano dagli stadi, negli ospedali per bambini, dove la sofferenza non è legata solo a un gol subito.

26 anni finora trascorsi sempre in salita, come quelle arrampicate impossibili che alla fine però ti fanno scoprire quant'è bello il mondo visto dall'alto. È soprattutto una questione di punti di vista.

Dalla Segreteria di Stato del Vaticano è arrivata la conferma: in una delle prossime udienze generali, quando il Papa si sarà completamente ripreso dai postumi dell'operazione subita al policlinico Gemelli, ci sarà anche una delegazione torrese con il sindaco Ascione e la rappresentanza AICOVIS, l'associazione contro la violenza negli stadi.

Sarà il momento per segnare il percorso compiuto in un quarto di secolo da una bellissima idea trasformata in gesti concreti, momenti di inclusione in un'epoca di divisioni. Quasi un'anticipazione, alla metà degli anni Novanta, di quelle che sarebbero poi diventate le crociate pacifiche e rumorose di Bergoglio, cardinale arrivato dall'Argentina per svecchiare la Chiesa. Un po’ la scommessa culturale che la mente autenticamente popolare di Rosario ha deciso di lanciare in quella chiesa laica che è il calcio.

Sarà per il nome di battesimo, che evoca azioni collettive di preghiera in vista di un progetto comune di fede, sarà per il pensiero fisso di realizzare qualcosa che facesse parlare bene per una volta di Torre Annunziata, la sua città (e anche la nostra), ma il target è stato centrato. Ha coinvolto nel disegno la parte migliore, campioni come Ciro Immobile, Irma Testa, Marco Guida, simboli viventi di chi ce l'ha fatta a vincere. E l'amicizia è diventata una bellissima storia da raccontare anche al Papa. Ma non chiamatela favola: è tutto straordinariamente vero. E il merito è tutto di Rosario Iannucci, il presidente di un sogno avverato.