“Li chiamano i muschilli, gli spacciatori in calzoncini, i corrieri baby... sono agili, si spostano da un quartiere all’altro e non danno nell’occhio, sfuggono al controllo di polizia e carabinieri. Ma soprattutto sono minorenni, anche se trovati con la bustina d’eroina in tasca non sono imputabili”.

Ho tra le mani il libro di Amato Lamberti “Giancarlo Siani, il coraggio della cronaca”, nel quale l’allora presidente dell’Osservatorio sulla camorra raccolse gli articoli scritti dal giovane giornalista assassinato a Napoli il 23 settembre 1985.

E la mia attenzione, nel giorno della trentaseiesima triste ricorrenza, è stata attratta da questo articolo, pubblicato il giorno prima dell’uccisione di Giancarlo.

Siani non scriveva solo di camorra, ma anche di droga e in questo articolo “Nonna manda il nipote di 12 anni a vendere l’eroina”, c’è tutto il dramma di una generazione di ragazzini a rischio che hanno iniziato così per poi diventare camorristi e killer destinati al carcere o a una morte da adulti per mano di clan rivali.

Almeno una quindicina gli articoli che Giancarlo ha dedicato a questo problema sociale della droga che ha distrutto la vita di tanti giovani a Torre Annunziata. Sia di chi la vendeva che di chi la consumava.

Giancarlo era molto sensibile a questa tematica, analizzata da lui nelle cause, negli effetti nefasti, nei tentativi per combatterla da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni.

Siani scriveva del progetto “Zattera” per il recupero dei tossicodipendenti, della comunità terapeutica di Villa Filangieri, di incontri e mostre nelle scuole per informare gli studenti sul pericolo degli stupefacenti, persino di un’iniziativa del comune di Torre Annunziata che stanziava trecento milioni di lire per contributi agli artigiani disponibili ad assumere giovani drogati.

E di Carlo Petrella, il sociologo che più di tutti ha cercato di sottrarre alla droga i tossicodipendenti della nostra città.

In occasione del trentaseiesimo anniversario della scomparsa di Giancarlo Siani abbiamo voluto sottolineare questo aspetto degli articoli del coraggioso giornalista de “Il Mattino” che è stato assassinato ad appena ventisei anni.

Sono convinto che il miglior modo per ricordarlo ed onorare la sua memoria, sarebbe quello di leggere in pubblico e nelle scuole questo libro di Amato Lamberti, da ripubblicare, con tutti gli articoli scritti da Giancarlo, molti dei quali ancora attuali, non solo sulla droga e sulla camorra, ma anche sulla necessità di creare lavoro per combatterli, sulla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, con particolare riferimento ad Oplonti e agli scavi archeologici, “un patrimonio tutto da scoprire”  come affermava già il 19 agosto 1983 nel titolo di un suo articolo sulla Villa di Poppea.