A cura della Redazione

Primo anniversario dell'omicidio di Maurizio Cerrato. A Torre Annunziata è stato commemorato il 61enne ucciso con una coltellata il 19 aprile 2021 per aver difeso la figlia dopo che la stessa aveva "osato occupare" un posto auto "prenotato" da altri con le sedie. Per quel delitto, avvenuto in via IV Novembre, sono imputate quattro persone, il cui processo per omicidio volontario aggravato comincerà il prossimo 6 maggio alla Corte d'Assise di Napoli.

In piazza Ernesto Cesàro è andata in scena la manifestazione promossa dal Comitato di Liberazione dalla Camorra dell'Area Sud di Napoli. Don Ciro Cozzolino, parroco della SS. Trinità e referente cittadino di Libera, ha officiato una santa Messa in ricordo di Maurizio. Nella sua omelia ha sottolineato come in una «città omertosa, i gesti di Maurizio e Maria Adriana (la figlia, ndr) hanno fatto scalpore. Le sedie ci sono sempre state. Dobbiamo avere il coraggio di parlare. Lo Stato non sono le istituzioni, ma siamo noi. Dove arriva uno di noi arriva lo Stato. Basta scuse».

Poi, l'appello ai commercianti torresi taglieggiati dalle organizzazioni criminali. «Non abbiate paura di denunciare, il tributo lo pagate col silenzio. Un silenzio doloroso. Se uno si fa i fatti suoi sta in pace? Siamo ancora convinti? Siamo fuori strada. Non abbiamo compreso il peso di questa città».

All'iniziativa era presente anche il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale oplontino, Nunzio Fragliasso. «Sono qui per il dolore della famiglia e per il coraggio di Adriana, lasciata sola in un momento terribile. Affinché non succeda più, non bisogna voltarsi dall'altra parte. Torre Annunziata non deve più essere Fortapàsc», ha detto il magistrato.

A parlare anche il senatore Sandro Ruotolo: «Torre ribellati. La sete di giustizia di Tania (vedova di Cerrato, ndr) è la nostra. Solo quando la piazza sarà piena, avremo vinto. Ma qui non ci rassegniamo. Dov'è finita l'umanità di Torre? Molti di noi ci voltiamo dall'altra parte, come i testimoni dell'omicidio. Occorre combattere omertà e indifferenza. Con difficoltà abbiamo costituito il Comitato. Presto il Consiglio dei Ministri scioglierà anche Torre Annunziata e San Giuseppe Vesuviano per infiltrazioni della malvita nella vita amministrativa delle due città. La criminalità organizzata ha rapporti con finanza, politica e imprenditoria. Ci sono troppi "tifosi" della camorra. Proponiamo l'intitolazione di una piazza a Maurizio Cerrato», ha concluso il parlamentare.

Dure anche le parole di Paolo Siani, deputato, ma soprattutto fratello di Giancarlo, il giornalista de Il Mattino ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985per le inchieste scomode sulla connivenza tra politica e malaffare nella città oplontina. «Qui c'è in atto un'altra guerra. Non è cambiato nulla. Ho girato tanto, nei ragazzi c'è qualcosa. È inutile parlare ai vecchi, bisogna parlare ai giovani. Il 21 marzo migliaia di loro erano a Napoli. Oggi, qui in questa piazza, non ce ne sono, ma bisogna intercettarli, raccontare queste storie. Mafia significa morire prima e vivere peggio. Portare questi ragazzi al Monumento ai Caduti aiuta a far comprendere loro l'importanza del sacrificio, dell'impegno per una comunità, altrimenti le parole vanno via. Dobbiamo diffondere un messaggio di speranza»

Infine, il discorso di Tania, la vedova di Maurizio Cerrato: «Continuiano a chiedere giustizia. Questa è una città martoriata, dove la frase più comune è "io appartengo". Maurizio apparteneva alla vita, figlie, amici, a me. Hanno distrutto tutto in pochi attimi. I colpevoli non erano soli. Io grido il mio dolore affinché si sveglino i cittadini di Torre Annunziata. Facciamo in modo che Maurizio non venga pugnalato una seconda volta».  

Alla manifestazione erano presenti, oltre alle autorità civili e militari, anche il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, a rappresentare la "famiglia" degli Scavi dove Maurizio lavorava come custode. «Aderiremo al Comitato di Liberazione dalla Camorra anche noi come Parco Archeologico. E ci impegneremo nel nostro piccolo».