Le feste di compleanno spesso si risolvono in nostalgici amarcord: più è il tempo da celebrare, più aumenta il rischio che tutto si riduca a un’accademica esibizione di memoria. Come se il futuro non contasse e come se il più fosse stato fatto; una bugia che l’Aicovis non può accettare per il suo ventisettesimo anniversario.

Il regalo più indispensabile è tutto da progettare e da realizzare in gran fretta. Il presidente Rosario Iannucci è il regista dei grandi sogni da trasformare in opere concrete: generò l’Aicovis, fondando la sua idea sulla collaborazione della parte migliore del gioco più amato. Era il 1995, anno che oggi sembra lontanissimo, il Medioevo del pallone: gli stipendi erano infinitamente più bassi, nessuno osava pensare che il calcio avrebbe potuto puntare a un pareggio… di bilancio.

Il Napoli, tanto per restare alle nostre latitudini, costruiva velocemente la propria autodistruzione, una lezione imparata da Maradona. il più bravo di tutti anche in questo campo. La risposta popolare fu un distacco non indolore, nel prezzo dobbiamo conteggiare anche il calcioscommesse che arrivò dopo e scosse le classifiche dei campionati quasi fosse un terremoto. Parlare allora di lotta alla violenza pareva voler eccedere nel minimalismo.

La rivoluzione doveva partire dall’esterno, non sarebbe stata sufficiente neppure la vittoria nel Mondiale tedesco se non fosse stata accompagnata da una presa di coscienza collettiva. A questa contribuirono anche iniziative come l’Aicovis, e di questo va dato merito al sognatore Rosario. Che ha aperto le porte dello stadio per conquistare la vita vera: portare i campioni dove si lotta per la sopravvivenza è stato il successo vero. Il gol più importante di Ciro Immobile è stato pronunciare parole sincere di speranza per caricare un ragazzo costretto in un letto d’ospedale a credere nei miracoli.

Ma il ricordo deve fermarsi qui, la favola deve concretamente continuare. Ricorderemo ancora i primi striscioni esposti in stadi che presto hanno conosciuto il valore di quella sfida partita dalla periferia per arrivare al centro del mondo. Oggi il calcio si è forse snaturato, i presidenti spesso non parlano neppure la nostra lingua, le multinazionali preferiscono il rispetto del budget a un possibile scudetto, ma la passione deve essere mantenuta alta, anzi altissima. E’ il vero propellente per far girare a pieni giri un motore sempre più potente e disperatamente costoso. Le tribune sono proprio cambiate: vediamo tifosi compassati vestiti con maglie griffate, la presenza femminile non è solo un dettaglio coreografico. Questa è energia viva, irrinunciabile, che l’Aicovis deve conquistare per completare l’opera ideata e avviata dal presidente-operaio che le sue costruzioni è abituato a curarle nei particolari. Aiutiamolo a completare il piccolo-grande capolavoro artigianale nato 27 anni fa a Torre Annunziata per aiutare a migliorare il calcio.