A cura di Antonio Papa

Lo studioso di storia locale Antonio Papa ripercorre il decennio che va dal 1950 al 1960 a Torre Annunziata. Sono gli anni post guerra in cui la città incomincia a fare i conti con il declino dell'arte bianca.

In questo articolo iniziamo con l'anno 1950.

Le mortali ferite provocate dal tremendo scoppio dei carri carichi di munizioni nella zona del porto di Torre Annunziata del 21 gennaio del ’46, di cui ancora oggi si trovano tracce, presentano al 1950 una città ancora alle prese con mille problemi ma con una grande voglia di ricrescita.

Con a sindaco Pasquale Monaco, la giunta comunista amministra dal ‘47 fino al ‘55.

L'inizio della crisi dell'arte bianca

La crisi dell’arte bianca è amplificata dalle numerose chiusure di piccoli e grandi pastifici, nonostante la tenace resistenza di pochi padroni che, di lì a poco, non avrebbero potuto far altro che lasciar morire i sogni di gloria dei loro padri e nonni.

L’industrializzazione del prodotto, la mistificazione, i tentativi di emulazione e il crescente utilizzo di macchinari a discapito delle braccia degli uomini e delle tradizioni locali assestano il colpo finale ad una attività che ha reso Torre famosa nel mondo.

A difesa della pasta “made in Torre Annunziata” accorre Alberto Maria Zuccari con un articolo su “Corriere della Sera” del 28 luglio dal titolo emblematico ,“I falsari degli spaghetti”, in cui ammonisce i paesi stranieri e i loro consumatori a diffidare delle imitazioni che vengono messe in atto perché “l’inganno gli sarà palese quando vedrà sulle terrazze di Torre Annunziata gli spaghetti far arpa sotto la brezza lieve del golfo mentre un pescatore canta e una ragazza bruna mette i pomodori ad essiccare al sole. Un profumo delicato di basilico completerà l’invito alla serenità”.

Ringraziando Zuccari per l’amorevole e poetico invito alla consumazione della nostra pasta, non ci resta che prendere atto della triste realtà e del progressivo declino.

Michele Prisco e il suo primo romanza "Gli eredi del vento"

A proposito di giornalisti e scrittori, Michele Prisco continua il suo inarrestabile percorso che lo porta al successo mondiale con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Gli eredi del vento”, vincitore del “Premio Venezia”, che la giuria descrive come una “favola strana” ma dai personaggi «pienamente verosimili», tributaria della migliore tradizione del nostro ultimo Ottocento, ma al tempo stesso «di spirito moderno».

Il baritono Ciro Scafa direttore e regista alla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli

Ad onorare Torre Annunziata nel campo artistico ci pensa Ciro Scafa, bravissimo baritono troppo presto dimenticato dai suoi concittadini. Al termine della carriera da cantante si specializza nella regia e ottiene la direzione del Teatro alla Scala di Milano e, successivamente, viene nominato regista al Teatro San Carlo di Napoli, rappresentando le più importanti opere liriche tra cui “Aida”, messa in scena il 27 aprile che riscuote uno straordinario successo.

I fermenti politici e sindacali mettono al centro del progetto Torre Annunziata, come si evince dal Primo Congresso Sezionale “Diodato Bertone” che si svolge in sede il 10 dicembre, e il primo Congresso Comunale della Cisl, svolto il 23 luglio con la presenza di Luigi Lettieri, che in pratica erediterà la carica di sindaco da Monaco negli anni seguenti.

L'omicidio di Vincenzo Fiorillo

Non mancano certo i fatti di cronaca, su tutti l’omicidio a settembre di Vincenzo Fiorillo, un nostro concittadino cinquantenne che aveva fatto fortuna a Milano.

Ama trascorrere le ferie estive in via Gambardella dove compra un appartamento, e durante questo periodo si serve di due aiutanti, un autista e un giardiniere. Purtroppo l’avidità, l’invidia e il rancore per il successo economico del Fiorillo scatena la furia omicida dei due uomini di cui si fida, e muore dopo un agguato al rientro in casa colpito da diverse pugnalate.

La presenza di qualche testimone aiuta le indagini che si indirizzano subito verso i due sospettati, e la giustizia arriva alla soluzione del giallo in solo tre giorni.

Ergastolo e trent’anni per i due assassini, pena in seguito ridotta di qualche anno.

Per chiudere l’anno, l’appello lanciato dai giornali dalla notissima Lidia Cirillo, graziata dopo poco tempo trascorso in carcere per l’omicidio “d’onore" di un ufficiale inglese, in cui chiede aiuto per un posto da impiegata.