A cura della Redazione

“I ricordi del mio viaggio sul barcone mi provocano ancora molto dolore, per questo canto. E attraverso le mie canzoni desidero poter dare una mano a chi, come me, fugge da guerre e miseria”. Maestros approfitta del lancio del suo secondo brano “My world” per comunicare un messaggio di forte solidarietà. “Ho scritto queste canzoni perché la musica è la mia passione. Se avrò la possibilità di guadagnare qualcosa attraverso la musica, destinerò quei soldi per aiutare i bambini che riescono a sopravvivere alla traversata del Mediterraneo”.

Ha un lavoro che svolge a Castellammare di Stabia (Napoli), ma Abdul, ragazzo nigeriano di 25 anni, immigrato in Italia da alcuni anni, sta coronando anche il sogno che aveva fin da bambino: cantare. Ha già registrato una decina di brani in stile Afrobeat. La prima canzone dal titolo Rock è online da inizio novembre. In questi giorni, con un videoclip realizzato dalla Movieland di Salvatore Suarato, Maestros ha raccontato il suo “mondo” attraverso il secondo brano che si intitola proprio “My world”. Canzone ritmata, nel cui testo ci sono diversi richiami al suo viaggio sul barcone e all'orrore di veder morire bambini e madri annegati in mare.

“Continuo a muovermi durante i viaggi, non importa quanto ci provi ancora”, “nella giungla (la vita) non ci sono né fratelli né amici da chiamare” e “stiamo lasciando l'orrore così lontano alle nostre spalle” sono alcune frasi del “mondo” di Maestros, che paragona la sua vita e quel suo viaggio ad una giungla, con riferimenti all'oceano e alle onde.

Un viaggio della speranza che nel video della canzone “My world” viene raccontato grazie ad alcune scene del film “Caina”, prodotto nel 2018 proprio dalla Movieland, che racconta la storia di chi non ce la fa a raggiungere le coste italiane. Al contrario Maestros è l'esempio di chi è riuscito a salvarsi, prima dalle guerre e dalla povertà, poi dalle difficoltà del viaggio, e in Italia ha avuto un'occasione. “Il mio idolo è Osimhen. Abbiamo la stessa età, siamo partiti dalla Nigeria in cerca di fortuna e abbiamo un passato molto simile” racconta Maestros.

Ora, grazie all'aiuto dell'imprenditore Salvatore Suarato, i suoi primi brani sono presenti sulle piattaforme social e su Spotify. “Ma non posso dimenticare l'orrore di quei bimbi strappati dalle braccia delle madri e lanciati in mare per alleggerire il carico umano della barca”, conclude Maestros.

(Suarato con Maestros)

Suarato è titolare dell'agriturismo Greenland e della casa cinematografica Movieland. Due anni fa ha accolto Adbul nella sua squadra. “Ormai lavora con me da circa due anni - spiega - e posso dire che è diventato una persona di famiglia. Tutti noi lo abbiamo accolto per la sua semplicità, ma soprattutto perché ha un grande cuore”.

Durante questi due anni, Abdul non si è mai fermato. “L’ho messo alla prova lavorativamente e non mi ha mai deluso. È un ragazzo speciale - racconta Suarato -, sempre disponibile, sempre sorridente nonostante il suo drammatico passato. Ho scoperto la sua passione per la musica quando mi ha raccontato la sua storia e il suo desiderio di diventare un cantante, un desiderio che non si sarebbe mai potuto avverare nel suo Paese, dove ogni giorno doveva fare i conti con la povertà, le ingiustizie e la preoccupazione di essere ucciso”.

Suarato spiega anche com'è nato il progetto di appoggiare Maestros nella pubblicazione dei suoi brani. “Inizialmente ho cercato di distoglierlo dalla sua ansia e dai suoi ricordi che lo tormentavano, facendo insieme a lui dei video divertenti, pubblicati sui social. Poi, poco alla volta, dopo aver ascoltato le sue prime canzoni, ho capito che Abdul ha molto talento. Oggi ho deciso di aiutarlo ad emergere e a far conoscere la sua musica sfruttando quelle che sono le mie potenzialità. Inoltre mi fa piacere raccontare e far conoscere la sua storia affinché possa far comprendere la vera realtà sugli immigrati a chi oggi ignora o finge di ignorare tutto questo. A chi si chiede perché - conclude Suarato - quando arrivano in Italia, sopravvissuti al viaggio ma soprattutto dopo essere stati confinati nei centri di accoglienza, si dimostrano così violenti verso chi ne vuole approfittare”.