Certe notizie non sono semplici chiusure commerciali. Sono addii che fanno rumore nel silenzio delle strade, che segnano la fine di un’epoca. Dopo oltre sessant’anni di lavoro instancabile, don Ciro Buo, 87 anni, ha abbassato per sempre la serranda della sua storica bottega di via Carlo Poerio, a Torre Annunziata.
Fino a pochi mesi fa era ancora lì, dietro quel bancone diventato casa, rifugio, punto di incontro. Lucido, gentile, con lo sguardo di chi ha vissuto una vita intera tra la gente. Serviva il suo baccalà, lo stoccafisso, le olive, i prodotti di sempre, quelli che profumano di tradizione e di Natale. Ha resistito finché ha potuto, poi - anche su consiglio dei figli - ha dovuto fermarsi.
Chi, a Torre Annunziata, non è entrato almeno una volta nel negozio di don Ciro? Chi non ha portato a casa un pezzo del suo baccalà, magari per le feste, magari su suggerimento di una mamma o di una nonna? Quel negozio non era solo un’attività commerciale: era un pezzo di vita quotidiana, un simbolo di fiducia, di rapporti veri.
A salutare i suoi clienti è stato lo stesso don Ciro, con un messaggio affidato ai social, semplice e commovente, come lui: «Quest’anno vi scrivo con un po’ di emozione nel cuore. A 87 anni ho deciso di chiudere la mia bottega, che per me è stata una seconda casa e che mi ha accompagnato per una vita intera».
Parole che pesano come una carezza e come un addio. E ancora: «Mi dispiace tanto che quest’anno non abbia potuto offrire il baccalà alle tante famiglie che, da molti anni, venivano a prenderlo con affetto e fiducia».
Il commiato è colmo di gratitudine e umanità: «Volevo mandarvi un grande augurio e ringraziarvi per l’affetto che mi avete dimostrato in tutti questi anni. Vi abbraccio forte».
Firmato: Ciro Buo. Un nome che per tanti è semplicemente “don Ciro”.
Sotto il post, decine e decine di messaggi. Ricordi, affetto, riconoscenza. C’è chi scrive: «Persona splendida e gentile. Non ci ha mai detto di no. Un pezzo della nostra infanzia».
Chi racconta di viaggi fatti apposta per comprare le sue specialità. Chi lo definisce, senza esitazioni, “un pezzo di storia di Torre Annunziata”.
E lo è davvero. Con la chiusura della bottega di don Ciro se ne va un’altra testimonianza della Torre Annunziata degli anni Sessanta, quella fatta di piccoli negozi, rapporti umani, lavoro silenzioso e dignitoso. Ma se la serranda è scesa, il ricordo resta. Resta nei pranzi di Natale, nei racconti di famiglia, nella memoria di una città intera.
Perché certe botteghe non chiudono mai davvero. Continuano a vivere nel cuore di chi le ha amate.
(Nelle foto, don Ciro con la moglie Rosetta)
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