A cura di Antonio Papa

Francesco Papa, classe 1892, era iscritto al Partito Socialista da giovanissima età e vi rimase fino alla scissione del 1921, per poi confluire nel Partito Comunista.

Molto preparato culturalmente e brillante nel percorso scolastico, divenne funzionario dell’Intendenza di Finanza.

La sua attività politica attirò ben presto l’attenzione dei preposti alla vigilanza e schedatura dei cittadini.

“Di carattere schivo e riservato…”, secondo il rapporto schedato dal Prefetto di Napoli Iginio Coffari nel 1923, era ritenuto “… tra i maggiori esponenti delle agitazioni sovversive di questi anni ed è molto influente tra le forze comuniste locali e provinciali in cui è confluito, facendo anche parte del Comitato direttivo della sezione comunista di Roma”. Intelligente e colto - prosegue il Prefetto nella sua schedatura - è capace di tenere conferenze e condizionare la platea grazie all’ottima preparazione culturale”.

Più volte arrestato ma sempre unito nella lotta con Gino Alfani e gli altri comunisti torresi, venne eletto consigliere comunale nell’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Gino Alfani dopo la storica vittoria seguita alle elezioni dell’inverno del 1920, le prime a seguito della Grande Guerra.

Questa compagine che governò Torre Annunziata per due anni venne destituita a forza dai fascisti dopo la Marcia su Roma del 1922, tramite “dimissioni forzate”.

Con i provvedimenti fascisti, Francesco venne dapprima trasferito agli uffici di Mantova dove veniva continuamente vigilato e, successivamente, condannato e inviato al confine di Lipari e Ponza, per cinque anni.

Mai venne meno alla sua fede comunista, come riportano le note redatte dall’Ovra (Opera Vigilanza Repressione Antifascista), la polizia politica del regime fascista, in cui Francesco era accusato di essere “istruttore politico” alle lezioni che si svolgevano in piccoli gruppi tra i confinati.

Nel 1932 viene denunciato dal Tribunale speciale assieme ad altri venti compagni per “… ricostruzione del Partito Comunista”.

Trasferito al carcere di Mistretta, concluse la condanna a Ponza, ancora in esilio.

Scontata la pena, continuò l'attività propagandistica, a Torre Annunziata, contro il governo fascista.

Riprese il ruolo al Ministero delle Finanze e dopo la caduta del fascismo, ebbe occasione di trasferirsi a Roma dove morì nell'ottobre del 1964.

Nel libro del senatore Angelo Abenante, “Per la libertà”, il ricordo di Francesco Papa si conclude con questa frase:

“Sarà ricordato con affetto dai vecchi compagni sia per il contributo dato all’Amministrazione di Gino Alfani, sia per il fervore con cui sosteneva la necessità della politica delle alleanze per abbattere il fascismo e convocare un'assemblea costituente per instaurare un sistema democratico non in contrasto con le aspirazioni socialiste dei lavoratori”.