Nel 2019 la Regione Campania è uscita fuori dal commissariamento della sanità, durato per 10 anni. “Un’umiliazione”, la definì il presidente Vincenzo De Luca, che durava dal luglio 2009 e che tanto ha condizionato il servizio sanitario territoriale nell’ultimo decennio.

Da allora è iniziata una rivoluzione con diversi obiettivi: umanizzazione del servizio, una maggiore qualità (anche per evitare che tanti cittadini campani vadano al nord a curarsi determinando un passivo per la sanità campana di 300 milioni di euro l’anno), la valorizzazione delle professionalità.

“Mentre il Governo nazionale non stanzia un euro per migliorare la sanità pubblica, noi continuiamo a fare cose straordinarie, di assoluta eccellenza in questo campo". E’ la dichiarazione del governatore De Luca in un recente convegno.

Della sanità pubblica si è parlato ieri in un interessante incontro presso il Circolo del Partito Democratico di Torre Annunziata. Presenti l’esponente della direzione nazionale del Pd, già deputato, Lello Topo, la vicepresidente del Consiglio regionale Loredana Raia, il presidente del Gruppo Pd al Consiglio regionale Mario Casillo.

Il segretario cittadino Giuseppe Manto apre gli interventi e richiama l'articolo 32 della Costituzione Italiana che tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo. Bacchetta il governo Meloni per i tagli alla spesa sanitaria, ma "bisogna ammettere - aggiunge - che ci sono responsabilità anche dei governi di centrosinistra. Infatti negli ultimi vent’anni sono stati tagliati 40 miliardi alla sanità pubblica. Forse è venuto il momento - conlude - di mettere da parte i tetti di spesa, sbloccare le assunzioni, fare crescere la qualità sei servizi territoriali, riaprire i servizi di emergenza a cominciare dal pronto soccorso a Boscotrecase".

"Prende poi la parola dott. Giampiero Izzo, presidente Pd del Circolo oplontino nonché medico ematologo all’Ospedale del Mare di Napoli. Nitrato Izzo ha fatto una panoramica sulla sanità pubblica. “Con l’attuale governo - afferma il medico - quella che si sta per abbattere sul nostro sistema sanitario pubblico non è una semplice sforbiciata ma un taglio netto che sottrarrà preziose risorse a un settore che già da tempo non gode di buona salute e che ora rischia di collassare definitivamente, con il risultato che sempre più italiani - almeno quelli che ne avranno la disponibilità economica - saranno costretti a rivolgersi ai privati”.

E non ha tutti i torti. Con il Def 2023 la spesa sanitaria torna addirittura a calare, con un taglio del 2,4% (oltre 3 miliardi di euro) nel 2024 rispetto all’anno in corso, e il finanziamento del sistema sanitario nazionale scenderà fino al 6,2% del Pil a partire dal 2025, che si traduce nel valore più basso degli ultimi decenni.

L'intervento dell'esponente della direzione nazionale PD Lello Topo

L’intervento di Lello Topo è incentrato soprattutto sulla sanità in Campania. “Gravi ritardi hanno caratterizzato il servizio sanitario nella nostra regione negli ultimi decenni - ha detto -. Con il commissariamento, il sistema è stato riorganizzato per cercare di adattare l’esistente al fabbisogno delle persone. Ritardi che certamente non potevano essere colmati in breve tempo, ma che abbisognavano di tempi medio-lunghi.

Una delle criticità era rappresentata dalla carenza di personale. Le assunzioni sono partite con il governo De Luca, che su questo versante ha fatto una vera rivoluzione. Oggi gran parte delle Aziende sanitarie hanno un personale completamente rinnovato. Il nostro Paese, e anche la Campania, è cambiato, con una popolazione composta sempre più da anziani, e bisogna pertanto adattare necessariamente il servizio sanitario ai nuovi fabbisogni. Ci sono, inoltre, diversi aspetti da prendere in considerazione - conclude Topo -. L’importanza della diagnosi precoce, ad esempio, porta ad una diminuzione dei costi per l’assistenza nel medio periodo. E qui entra in gioca l’importanza delle Reti, un sistema in cui gli attori, tutti quelli preposti, fanno la loro parte senza dimenticare il cittadino e le specificità del contesto locale e territoriale”.

L'intervento della vicepresidente del Consiglio regionale Loredana Raia

L’intervento successivo è della vicepresidente del Consiglio regionale Loredana Raia. “C’è un impegno costante da parte della Regione Campania sul tema sanità e salute dei cittadini - ha spiegato Raia -. I risultati ottenuti finora ci possono sembrare ancora troppo pochi, tuttavia bisogna contestualizzare da dove siamo partiti. Venivamo da un commissariamento di dieci anni dal quale siamo riusciti ad uscirne proprio perché c’è stata una capacità amministrativa di fronteggiare una voragine di questo genere.  Non è stata proprio una passeggiata di poco conto, e ancora oggi continuiamo ad essere osservati speciali. La condizione di uscita dal commissariamento ci ha consentito di assumere migliaia di operatori che oggi animano i nostri presìdi ospedalieri e i nostri distretti territoriali, con il miglioramento della qualità di assistenza dei nostri cittadini. Però abbiamo la necessità di migliorare ulteriormente il nostro sistema, perché è troppo ospedalocentrico. Bisogna passare invece ad un assetto che preveda più assistenza sul territorio, anche per non intasare il servizio sanitario nazionale.

Molte persone che vanno in ospedale potrebbero trovare assistenza presso il medico di famiglia o presso un ambulatorio distrettuale. Non è un ritorno al passato, ma è un modo per non "cestinare" le buone pratiche che hanno funzionato negli anni addietro. E penso ai posti di primi intervento che si potrebbero realizzare nei distretti, quando, ad esempio, un paziente avrebbe bisogno di punti di sutura, di una flebo o di un'iniezione.

Nei pronto soccorso ci sono pochissimi medici - continua Raia -, non perché non si fanno i concorsi, ma perché vi partecipano in pochi. Quelli che vincono, non appena capiscono di cosa si tratta, cercano di trovare un’altra soluzione per il proprio progetto di vita lavorativo, perché è faticosissimo stare lì. E allora è chiaro che se non si rivede il modello non si va da nessuno parte. Quale potrebbe essere una soluzione? Inserire più professionalità all’interno del pronto soccorso, come si faceva una volta. Oggi invece, se un direttore sanitario chiama, ad esempio, un cardiologo per aiutare momentaneamente il collega al pronto soccorso, nascono questioni delicate inerenti all’organizzazione della vita quotidiana dei nostri ospedali. Allora bisogna pensare ad una revisione di un modello se vogliamo provare ad assistere bene i nostri pazienti. Questa non è una questione che riguarda solo la Campania – conclude Raia -. Altre regioni già stanno provvedendo ad assumere medici stranieri per sopperire alla mancanza di personale in pronto soccorso.

Un altro fatto da sottolineare è che grazie alla determinazione del presidente De Luca, abbiamo recuperato 200 milioni di euro per la sanità campana, perché qualcuno si era dimenticato che tra i parametri non c’era solo l’età anagrafica ma anche la deprivazione economica e sociale. Bisogna quindi combattere e noi stiamo combattendo”.

L'intervento del presidente Pd al Consiglio regionale

L’intervento più atteso era quello di Mario Casillo, consigliere regionale dell’area vesuviana, per sapere soprattutto quando riaprirà il pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase.

“Parto da un’analisi del recente passato per far comprendere appieno qual è la situazione della sanità in Campania. Questo territorio - ­afferma Casillo - ha 2mila posti letto, 1.000 nelle strutture pubbliche e 1.000 in quelle private. L’Asl Napoli 3 Sud è l’azienda con più posti letto nel privato di tutta la Campania. Ma ha anche, insieme all’Asl Napoli 2, il numero di posti letto più basso per abitante. La città di Napoli, invece, ha il numero di posti letto, sempre per abitante, più alto in Europa.

Un secondo aspetto riguarda gli investimenti negli ospedali campani. Fino all’uscita dal commissariamento (2019, ndr) pensare di fare una programmazione sanitaria era pressoché impossibile, perché i commissari avevano bloccato qualsiasi intervento, sia strutturale che sanitario, all’interno degli ospedali. Una volta sbloccati i fondi, pari a 500 milioni di euro, si è provveduto con una prima tranche ad investire negli ospedali di Boscotrecase, Torre del Greco, Nola oltre a qualche piccolo intervento all’ospedale di Castellammare. L’intervento all’ospedale boschese porterà ad un aumento di posti letto dagli attuali 100 a 200 e finanche a 300. Un primo lotto di lavori, pari a 2 milioni e mezzo di euro, già è in corso, altri partiranno in autunno per un totale di 10 milioni di euro. Infine entro l’anno sarà indetta la gara per realizzare un hub dei laboratori di analisi, ovvero un grande laboratorio centralizzato che sostituirà i vari centri sparsi nei diversi ospedali dell’Asl Napoli 3 Sud.

Resta, tuttavia, ancora il problema del pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase. Oggi - conclude - da politico potrei tranquillamente dire che ad ottobre riaprirà. Ma è corretto annunciare la sua riapertura solo per metterci una medaglia al petto, se poi non siamo sicuri che quell’ospedale potrà garantire l’efficienza del servizio? Tutto è pronto, manca solo il personale da impiegare nel pronto soccorso. I nostri sforzi in questi mesi saranno protesi a risolvere questa grave carenza”.

Durante l'incontro hanno preso la parola i rappresentanti sindacali e il neo sindaco di Boscoreale Pasquale Di Lauro.