Un anno fa è scomparso Carlo Petrella, sociologo e fondatore della "Locanda del Gigante" ad Acerra, una comunità di recupero per tossicodipendenti e ragazzi a rischio.

Nel primo anniversario della sua morte vogliamo però ricordarlo per il suo impegno a Torre Annunziata, città alla quale è sempre stato profondamente legato. Infatti proprio qui è iniziata la sua “missione” a favore di coloro che erano vittime delle droghe, per cercare di recuperarli ad una vita normale. Era il 1986, quando Petrella inaugurò “La casa di Ban”, di cui era direttore, intitolata ad un giovane ebreo morto per overdose. Aiutato da infermieri, psicologi e volontari, indirizzava in questa struttura sanitaria pubblica i tossicodipendenti verso un percorso terapeutico di disintossicazione dall’eroina, anche utilizzando metadone a scalare per far loro vincere la sofferenza dell’astinenza.

Purtroppo un anno dopo Petrella fu arrestato con l’accusa di aver inviato a casa di alcuni tossicodipendenti il metadone, pur non essendo iscritti nei registri di coloro che ne avevano diritto. Erano tossici, generalmente di famiglie “bene”, che per vergogna o per non essere “schedati” non frequentavano il SERT (il Servizio Tossicodipendenti). Successivamente il sociologo fu rilasciato e assolto, ma oramai con lui era stato definitivamente cancellato l’unico esempio in Italia di struttura residenziale pubblica per far uscire i tossicodipendenti dal tunnel della droga.

Noi torresi siamo orgogliosi di averlo conosciuto ed ammirato, perché è stato un uomo che ha dedicato tutta la sua vita al prossimo, ai deboli, ai sofferenti ignorati e messi ai margini della società per essere caduti nel baratro delle droghe, vittime inconsapevoli dei mercanti di morte.