Genialità. Semplicemente genialità. E’ la voragine narrativa che separa un bravo autore teatrale da Eduardo. L’immenso drammaturgo partenopeo ha lasciato tracce sensibili di inventiva, estro, fantasia, profondità di pensiero in tutte le sue opere. Anche in quelle cosiddette “minori”, meno rappresentate e, di conseguenza, meno note al grande pubblico. “Pericolosamente” e “Amicizia” sono due atti unici che possiamo annoverare in questa categoria. Sono stati adottati dalla compagnia di Torre Annunziata “Oplontis Teatro” per il puntuale appuntamento primaverile con il palcoscenico del “Supercinema” di Castellammare di Stabia. Due repliche (sabato 17 e domenica 18 maggio), due sold out, due standing ovation!
Il collaudato ed affiatato team artistico oplontino ha consolidato il legame oramai epidermico con il teatro di Eduardo De Filippo attraverso la realizzazione di due opere diverse tra loro dove era fondamentale creare un anello di congiunzione che proiettasse il pubblico in una dimensione simmetrica e armoniosa.
La regia, come sempre attenta e sapiente, di Leopoldo Speranza è riuscita in misura molto brillante a determinare questo equilibrio efficace e sostanziale. “Abbiamo scelto due atti unici che, pur nella loro brevità, racchiudono tutto il mondo eduardiano: il grottesco, il dramma, il paradosso quotidiano. Sono testi meno noti al grande pubblico – sostiene Leopoldo Speranza - ma incredibilmente attuali. Ci piaceva l’idea di riportarli alla luce e mostrarne la sorprendente modernità”.
“Pericolosamente” è un atto unico datato 1938. I coniugi Arturo e Dorotea vivono un quotidiano irrazionale quasi surreale. I loro continui litigi si placano con un solo sistema: l’uomo spara un colpo di pistola alla moglie. A salve, ovviamente. Solo così Dorotea azzera immediatamente la sua irascibilità trasformandola in slanci di affetto verso il marito. Questo stravagante siparietto domestico sconvolge e terrorizza Michele, vecchio amico di Arturo, a cui la coppia ha offerto ospitalità dopo il suo rientro dall’America. “Pericolosamente è surreale, quasi pirandelliana. Un’esplosione di assurdità che rispecchia molte dinamiche moderne”, aggiunge Leopoldo Speranza.
“Amicizia”, invece, fu scritto da Eduardo nel 1952. Bartolomeo, oramai in fin di vita, è accudito dalla sorella Carolina che cerca di assecondarlo in tutti i suoi ultimi desideri. L’uomo riceve la visita di un suo vecchio amico Alberto, ma non lo riconosce. Carolina costringe Alberto a travestirsi e ad interpretare diversi ruoli per compiacere ed esaudire le richieste del moribondo. L’ultima maschera indossata sconvolge Alberto perchè viene a conoscenza di una crudele verità che ignorava.
“Amicizia ha una dolcezza amara, molto più intima. Come regista – sottolinea Leopoldo Speranza - ho dovuto trovare un filo conduttore che unisse i due atti unici, senza forzature. Come attore, invece, è stato fondamentale passare da un registro all’altro con autenticità, rispettando i tempi comici e i silenzi drammatici che Eduardo costruisce magistralmente”.
Il risultato finale è uno spettacolo con una robusta struttura, dal ritmo incalzante, con l’adeguato e gradevole incrocio di dissolvenze tra comicità e riflessione. Una cifra artistica notevole raggiunta con il contributo di attori per i quali l’aggettivo “amatoriali” è esercizio di puro eufemismo. Stefania Lamberti, Roberto Nolano, Loretana Manna e lo stesso Leopoldo Speranza rappresentano un gruppo “teatralmente testato”. Un marchio autentico di garanzia. Di successo, ovviamente.
(Foto di Antonello Selleri. Da sinistra: Roberto Nolano, Leopoldo Speranza, Stefania Lamberti e Loretana Manna)