Il nuovo anno scolastico è alle porte, ma a suonare non è soltanto la campanella: è l’allarme dell’emergenza educativa. I corridoi tornano a riempirsi di zaini e voci, ma anche di silenzi, paure e interrogativi che spesso restano sospesi. I giovani si muovono in un paesaggio interiore frastagliato, segnato da crisi identitarie, isolamento sociale, autolesionismo, dipendenze affettive e digitali, e da una febbrile ricerca di visibilità. Un ritratto inquieto, ma profondamente umano.
Dal padre al pubblico: il cambiamento epocale
Gustavo Pietropolli Charmet, tra le voci più autorevoli nel campo dell’adolescenza, parla di una svolta radicale: “L’adolescente oggi non cerca più l’approvazione del padre, ma quella del pubblico.” Il passaggio dal modello edipico, fondato sul senso di colpa, a quello narcisistico, centrato sull’immagine esteriore, ha ridefinito il modo in cui i giovani si percepiscono e si relazionano. Charmet denuncia la crisi dei riti di passaggio e l’emergere di nuove forme di disagio: ritiro sociale, disturbi dell’immagine corporea, dipendenza da visibilità.
La scuola come presidio affettivo
In questo scenario, la scuola non può limitarsi alla trasmissione di contenuti. Deve diventare una “presenza affettiva”, capace di accogliere la fragilità e di mettere al centro la comprensione. Serve un nuovo patto educativo tra scuola, famiglia e società, fondato sull’ascolto, sulla relazione e sulla corresponsabilità. Educare non è solo insegnare: è abitare l’umano.
Luci tra le ombre: il potenziale dei giovani
Accanto alle ombre, brillano molte luci. I giovani di oggi sono spesso predisposti alla ricerca, dotati di pensiero critico, capacità riflessiva e competenze tecnologiche avanzate. Sanno interrogarsi, scegliere, costruire. Ma hanno bisogno di adulti capaci di vedere oltre la corazza, di leggere il bisogno di senso dietro l’apparenza.
IRC: un laboratorio di umanità
In questo contesto, l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) si rivela una risorsa preziosa. Non solo per i contenuti, ma per il metodo: il paradigma pedagogico ermeneutico-esistenziale. L’IRC offre ai giovani un orizzonte di senso, valorizza la centralità della persona, promuove la tolleranza, la cura dell’ambiente, l’inclusione degli emarginati, il contrasto alla violenza. È una miniera di sapienza che coniuga teoria e prassi, problemi ed esistenza, e invita a costruire ponti di pace attraverso il dialogo.
Educare è seminare speranza
L’educazione, oggi più che mai, deve essere integrale. Deve abbracciare tutte le dimensioni della vita, aiutando i giovani a interpretare la realtà e a trovare il proprio posto nel mondo. La sfida del nuovo anno scolastico non è solo didattica: è profondamente umana.
In questo tempo incerto, educare significa seminare speranza e costruire senso. La scuola non è solo il luogo dove si impara, ma dove si impara a essere. Che questo nuovo anno sia un viaggio condiviso, fatto di ascolto, presenza e coraggio.
“Non si può insegnare tutto, ma si può educare a cercare il tutto". (Gustavo Pietropolli Charmet)
In tal senso, l’IRC si configura come un vero laboratorio di umanità, dove i discenti possono acquisire le competenze per diventare artigiani di pace e speranza.
GIUSEPPE LUBRINO