Negli ultimi mesi ho raccolto le testimonianze e il profondo disagio di centinaia di Assistenti alla Comunicazione, noti come ASACOM (Assistenti Specialistici all'Autonomia e alla Comunicazione) professionisti invisibili che operano quotidianamente nelle nostre scuole al fianco degli alunni con disabilità.
Si tratta di figure altamente qualificate – laureati, specializzati in LIS, CAA, ABA, pedagogia e psicologia – che svolgono una funzione delicatissima: consentire ai bambini e ai ragazzi più fragili di vivere davvero la scuola, garantendo inclusione, comunicazione e crescita personale. Eppure, lo Stato li ha abbandonati a un destino di precariato strutturale.
Parliamo di lavoratori che guadagnano mediamente 9 euro l’ora, se va bene; non ricevono stipendio quando l’alunno è assente o durante le festività scolastiche; trascorrono tre mesi estivi senza alcuna retribuzione; in molti casi, subiscono condizioni peggiorative imposte dalle cooperative.
Nonostante siano il punto di riferimento per famiglie e studenti, vengono relegati a un ruolo residuale, definiti “servizio” o “progetto”, senza alcuna tutela normativa e contrattuale.
È paradossale che proprio chi costruisce i ponti dell’inclusione sia trattato come un fantasma. Da anni, un Disegno di Legge volto alla loro internalizzazione giace nei cassetti del Parlamento. Nessuna risposta, solo silenzi.
La mia denuncia non riguarda soltanto il mancato riconoscimento professionale: riguarda il diritto all’istruzione degli alunni con disabilità. Perché senza questi operatori, la scuola perde uno dei suoi cardini di inclusione.
Chiedo con forza che le istituzioni si assumano la responsabilità di garantire a questi lavoratori stabilità contrattuale, tutele economiche e previdenziali, riconoscimento del ruolo educativo che svolgono. Non è più tempo di attendere. Non possiamo lasciare che chi assicura il futuro dei nostri figli venga trattato come una comparsa invisibile.
Avv. Lelio Mancino, blogger