Nella seconda puntata della terza serie de Il commissario Ricciardi, intitolata “I vivi e i morti”, ha fatto la sua comparsa il giovane attore di Torre Annunziata Manuel Veltro, al suo debutto in una fiction televisiva. Nella serie interpreta l’aiutante del farmacista Raffaele Ammaturo. È proprio il suo personaggio a scoprire il cadavere del titolare, fornendo al commissario Ricciardi i primi indizi utili alle indagini sull’efferato delitto.

Due brevi scene, quelle di Manuel, che però mettono già in luce il talento e la naturalezza di un attore alle prime esperienze ma con un percorso artistico solido alle spalle.

“La risata mi ha portato al teatro”

Lo abbiamo intervistato, rimanendo colpiti dal suo modo di intendere la recitazione: per lui il teatro è un luogo in cui le emozioni non si nascondono mai, ma si mantengono vive, condivise, vere.

«Ho 24 anni e studio psicologia – racconta –. Recito da quando ero piccolissimo. Le mie prime esperienze le ho avute all’asilo, e ricordo che mi divertivo tantissimo: interpretavo personaggi comici e far ridere gli altri era la mia felicità. Mia madre mi ripeteva spesso una cosa: quando avevo tre anni, alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”, rispondevo che volevo far ridere le persone, per farle stare bene. Questa voglia non mi ha mai abbandonato: anche oggi cerco sempre di strappare un sorriso a chi ho vicino. Per me il teatro è questo: trasmettere emozioni per farle rivivere negli altri».

Una passione coltivata negli anni

Ma quando hai iniziato davvero a fare teatro? «A 15 anni, nella scuola di teatro-cinema-danza La Ribalta Academy di Castellammare di Stabia. Lì ho conosciuto la regista Silvana Pirone, una donna straordinaria che mi ha insegnato tantissimo, soprattutto la disciplina. Grazie a quel gruppo sono nate anche altre realtà teatrali amatoriali, tra cui la Compagnia “Io non ti conosco”, con la quale lavoro ancora oggi: a febbraio porteremo in scena un nuovo spettacolo. Poi ho continuato a studiare a Napoli, al Théâtre de Poche, e mi sono avvicinato anche al mimo e alla clownerie, che adoro».

Il provino mancato… che ha aperto una porta

La strada verso Il commissario Ricciardi è iniziata quasi per caso. «Due anni fa ricevetti una mail da alcuni amici che mi suggerirono di partecipare a un provino per Parthenope di Paolo Sorrentino. Mi chiamarono a Roma e fu un’esperienza bellissima: mi davano indicazioni e io recitavo. Alla fine mi fecero i complimenti e mi chiesero come mai non fossi iscritto a un’agenzia. Mi consigliarono di farlo… anche se, purtroppo, ancora non l’ho fatto!
Non superai quel provino, ma un anno dopo i casting director si ricordarono di me e mi chiamarono per Il Commissario Ricciardi. Questa, più del superare il provino, è stata la soddisfazione più grande».

Sul set con Lino Guanciale

Com’è stato recitare accanto a un attore come Lino Guanciale? «Incredibile. Sul set sono stati tutti gentilissimi, dei veri professionisti. È stata una giornata che porterò sempre con me, e spero davvero di vivere tante altre esperienze così».

Ed ora che il primo passo nel mondo della fiction è stato fatto, Manuel guarda avanti con la stessa autenticità che lo ha portato fin qui. La speranza è che questo debutto sia solo l’inizio di un percorso ricco di emozioni, studio e nuove sfide. Torre Annunziata, che vede crescere sempre più talenti nel panorama cinematografico e teatrale, non può che tifare per lui. Perché, quando la verità di un giovane attore incontra un’opportunità, il futuro può davvero aprirsi in scena.

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