Nel messaggio augurale rivolto alla scuola italiana, il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, offre una visione profonda e coraggiosa del compito educativo oggi. Le sue parole non si limitano a un saluto formale, ma tracciano un vero e proprio manifesto pedagogico, capace di interpellare insegnanti, studenti e istituzioni.

Zuppi parte da una constatazione lucida: viviamo in un tempo segnato da incertezze, paure e disorientamento. I giovani, in particolare, si trovano spesso privi degli strumenti necessari per comprendere e comunicare ciò che vivono. La scuola, in questo contesto, non può limitarsi alla trasmissione di nozioni: deve diventare luogo di ascolto, di cura, di orientamento. È chiamata a essere presidio contro la solitudine e la violenza, spazio di accoglienza, inclusione e integrazione.

Il Cardinale propone un decalogo educativo fondato su valori profondi: speranza, passione, solidarietà, legalità, cittadinanza attiva. La scuola, secondo Zuppi, è il luogo in cui la proposta cristiana di vita può trovare piena cittadinanza, contribuendo all’edificazione di una civiltà dell’amore che non escluda nessuno e che valorizzi le diversità. In questo senso, l’educazione diventa strumento di democrazia autentica, capace di formare coscienze critiche e consapevoli.

Particolarmente significativa è la riflessione sul rapporto tra scuola e tecnologia. Zuppi scrive: “Cara Scuola, tu insegni anche ad imparare ad usare l'Intelligenza Artificiale per non finire ad essere usati da questa, ed è oggi la sfida più importante.” In queste parole si coglie l’urgenza di una formazione che non sia solo tecnica, ma anche etica e umana. L’Intelligenza Artificiale, come ogni strumento, può essere occasione di crescita o di alienazione: dipende da come viene usata e da chi la usa. La scuola ha il compito di educare all’uso critico e responsabile delle nuove tecnologie, affinché non si perda il senso dell’umano.

Zuppi non nasconde la fatica del processo educativo. Sa che i frutti non sono sempre immediati, che la formazione richiede pazienza, gradualità, fiducia. Ma proprio per questo invita a non scoraggiarsi, a credere nel valore del seme gettato, anche quando non si vede subito il raccolto.

In conclusione, la lettera del Cardinale Zuppi è un invito a riscoprire la scuola come luogo di umanizzazione, di crescita integrale, di costruzione del futuro. È un appello rivolto a tutti noi – educatori, studenti, cittadini – affinché la scuola torni ad essere ciò che è chiamata ad essere: una palestra di umanità, dove si impara non solo a sapere, ma a vivere.

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