A cura di Enza Perna

Matrimonio dei femminielli. La rappresentazione di questo evento si è svolta ieri pomeriggio, domenica 28 settembre, a Torre Annunziata ed ha visto la partecipazione dei femminielli di tutta Italia, molti dei quali oplontini.

L’organizzazione è stata curata anche dall’Afan, Associazione Femmenell Antiche Napoletane e dal Caffè Letterario - Nuove Voci di Torre Annunziata.

Nata con l’intento di recuperare e conservare le tracce di un’identità repressa e dispersa, l’Afan mira a sottrarre la figura della “femminell” all’omologazione imperante che ne ha oramai distrutto mondo e valori, con un’attenta opera di ricostruzione della memoria e conoscenza che passa anche attraverso il recupero di antichissime tradizioni, com’era un tempo la tombola dei femminielli.

Folklore, tradizione e spettacolo: sono questi gli ingredienti che hanno caratterizzato la rappresentazione del matrimonio tra un femminiello, la sposa, e il suo partner, lo sposo. Dopo la pittoresca sfilata del corteo nuziale con carrozze per strade e quartieri cittadini, ravvivata dal gruppo “Quelli della Curva”, l’allegra comitiva si è imbarcato su un peschereccio per trasferirsi a Rovigliano.

Ma il momento clou è stato per le stradine del quartiere Provolera, dove i protagonisti dell’evento sono stati accolti dagli abitanti della zona con grande entusiasmo e partecipazione. Una festa di popolo che si tramanda da secoli, con un ricco buffet offerto dal Comitato di quartiere guidato dalla dinamica Rosaria Langella. Ma ci sono stati anche altri momenti di ristoro lungo il percorso della sfilata,  con il coinvolgimento degli abitanti del posto (via Lebano, via Bertone).

In serata tutti alla Rena Nera, dove gli invitati hanno potuto assistere a sceneggiate, spettacoli musicali, e rappresentazioni di ogni tipo.

L’antica tradizione popolare. Ce ne parla la psicologa Cinzia Russo

L’evento, davvero molto pittoresco, ha una sua tradizione popolare antica. Ne parliamo con la psicologa Cinzia Russo. «La comunità del femminiello, soprattutto nel nostro territorio, esiste da molti anni ed è anche molto bene integrata principalmente nei quartieri più popolari, dove talvolta riveste un ruolo sociale molto importante, come per esempio l’assistenza ad anziani o persone bisognose. Non a caso è di mia conoscenza la costituzione di un’associazione, l’Afan, che ha come scopo principale la raccolta di documenti e testimonianze sulla cultura del femminiello napoletano, con l’intento di costituirne un archivio. La cultura del diverso, nel senso lato, è un tema di cui si parla spesso ultimamente, sia per quanto riguarda l’integrazione che per le problematiche afferenti a omofobia o xenofobia. Il femminiello ha un sentito da donna, ma non ha necessità di trasformare il proprio corpo per esprimere la sua psicologia al femminile, pur conservando un’esteriorità maschile». 

Levento di ieri ha suscitato curiosità e viva partecipazione da parte dei cittadini per la sua diversità. Qual è, secondo lei, il motivo? 

«Intanto è un’iniziativa popolare che testimonia la volontà di riscoprire una tradizione non a tutti nota e di condividerla con la città nella sua genuina spontaneità, facendola uscire dai confini dei quartieri popolari e sollecitando le curiosità di chi poteva avere dei pregiudizi sul femminiello. Quando è il popolo che si muove in modo spontaneo, senza alcuna sollecitazione, riscoprendo le proprie tradizioni, l’entusiasmo diventa evidente e contagioso. Un segnale, questo, senz’altro positivo per la città che, proprio a partire dalle zone più popolari, in cui maggiormente si esprimono contraddizioni di tipo sociale, dimostra una voglia di riscatto anche attraverso la figura del femminiello nel suo ruolo di aggregatore sociale». 

(Foto di Gino Malacario)

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