Il porto di Torre Annunziata rappresenta uno snodo strategico di grande valore, collocato tra i porti di Napoli e Salerno e a ridosso delle autostrade A3 e A30. La sua posizione ne fa un hub naturale per lo sbarco merci lungo la fascia tirrenica. Al suo interno opera la Solacem, azienda leader nelle attività di sbarco, stoccaggio e logistica di cereali, farine e prodotti break-bulk.
Il complesso dei silos, situato sul molo di Levante, è stato costruito alla fine degli anni Sessanta: 50 cilindri di circa 6 metri di diametro e 38 metri d’altezza, ai quali si aggiunge una torre che porta la struttura a 56 metri, più ulteriori 6 metri della scala sommitale. Un colosso funzionale, ma tutt’altro che discreto. Visto dal mare, l’edificio appare infatti come una massa grigia e pesante, in netto contrasto con lo skyline culturale e paesaggistico che comprende gli scavi di Oplontis, la Villa di Poppea e, sullo sfondo, il Vesuvio.
Come si può “mascherare” una struttura così imponente?
Le soluzioni ipotizzate sono diverse: Verde verticale o perimetrale: alberi, rampicanti, giardini verticali su pareti o pannelli metallici. Colori mimetici o tinte coerenti con il paesaggio costiero. Rivestimenti artistici: murales, pannelli decorativi, affreschi, installazioni narrative e illuminazione scenografica.
È proprio quest’ultima strada che appare più efficace e coerente con il contesto territoriale: trasformare un elemento industriale in un’opera d’arte urbana capace di dialogare con storia, turismo e identità locale. Uno strumento operativo potrebbe essere un bando pubblico per un concorso di idee, con il coinvolgimento di artisti, scuole, accademie e professionisti del design urbano.
Chi dovrebbe sostenere il progetto?
Considerato che l’impianto è gestito da un soggetto privato, si possono ipotizzare formule sostenibili e partecipate: PPP – Partenariato Pubblico-Privato, con il Coinvolgendo del Comune, degli operatori del porto e sponsor privati; il crowdfunding locale per attivare senso di appartenenza e partecipazione civica; sponsorizzazioni commerciali, con accordi di visibilità tramite eventi, loghi e segnaletica; le Fondazioni culturali e bandi, per finanziare progetti di rigenerazione urbana e valorizzazione visiva.
Il progetto avrebbe molteplici ricadute positive, quali la riqualificazione estetica e paesaggistica del fronte mare e la riduzione dell'impatto visivo della struttura.
Un primo esempio: i silos diventano matite colorate
Per avviare la riflessione, è stata realizzata una bozza artistica affidata al giovane autore torrese Michele Riso, talento creativo ancora poco valorizzato. Nella sua visione, i silos si trasformano in un grande astuccio di matite colorate: un’immagine vivace, ludica e suggestiva che ribalta il ruolo dell’edificio da elemento disturbante a landmark iconico.
Il progetto, pur simbolico, apre uno scenario concreto: dare un volto nuovo al porto senza snaturarne la funzione, integrando arte, paesaggio e memoria.
Questo potrebbe essere solo l’inizio di un percorso di rigenerazione visiva e culturale che Torre Annunziata merita di avviare.
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