A cura della Redazione

Gioia, commozione, divertimento. Tante le emozioni che hanno accompagnato il gala finale dello Stabia Teatro Festival, la kermesse teatrale e letteraria nata da un’idea del drammaturgo e pittore Luca Nasuto e realizzata dalla sua compagnia Teatro Tunica, in collaborazione con l’Associazione Culturale «Achille Basile. Le Ali della Lettura» e con l’adesione del Master in Drammaturgia e Cinematografia della Federico II.

Teatro, musica e poesia al centro della serata che si è svolta nella Città delle Acque il 4 dicembre al Teatro Supercinema, in cui si è celebrata la seconda edizione del Premio «Annibale Ruccello».

«Un Premio fortemente voluto» – spiega il Coordinamento del Festival – «perché era doveroso che Castellammare, con cui Annibale ha avuto un rapporto complesso, dialettico ma certamente viscerale, gli intitolasse un Premio che lo ricorda e cerca di farlo rivivere attraverso l’arte e il teatro e di promuoverne la conoscenza». E il ricordo di Ruccello e dell’allestimento da lui diretto del suo Ferdinando ha fatto subito capolino quando il gala è stato aperto dal tema musicale del personaggio che dà il nome alla pièce, estratto delle musiche originali che Carlo de Nonno compose come vero e proprio sottotesto dell’opera. Un’emozione divenuta più intensa quando il direttore artistico del Festival, Luca Nasuto, ha dedicato idealmente la serata a Luca De Filippo e alla signora Pina de Nonno Ruccello, la mamma di Annibale, scomparsa a giugno, che l’anno scorso aveva presenziato a tutti gli appuntamenti dello Stabia Teatro Festival legati al figlio. Il suo impegno, composto, discreto eppur tenace, nella promozione dell’opera di Annibale, è stato tratteggiato nel messaggio di saluto indirizzato proprio da Carlo de Nonno, stretto collaboratore e cugino di Ruccello, oggi custode del suo patrimonio teatrale.

I versi di Sotirios Pastakas, vincitore del Premio per la Poesia, hanno poi suggellato l’inizio della cerimonia di premiazione. Anche quest’anno le sculture dei Premi sono state realizzate dal maestro Umberto Cesino, che al soggetto dell’edizione precedente (il viso di Ruccello che si prolunga in cinque rose stilizzate, riferimento al testo Le cinque rose di Jennifer) ha affiancato, per il Premio alla Carriera, un’elegante maschera veneziana con il medesimo rimando testuale.

Il Premio per la Poesia, istituito quest’anno, è stato assegnato da una giuria coordinata da Maria Carmen Matarazzo, presidente dell’Associazione «Achille Basile. Le Ali della Lettura» e Luca Nasuto, in collaborazione con Sergio Iagulli di Casa della Poesia di Baronissi e il poeta Giancarlo Cavallo. «Sotirios Pastakas» – recita la motivazione – «è un autore che ha fatto dell'Italia una seconda patria, avendo qui trascorso, da studente di medicina, gli anni più significativi per la sua formazione spirituale, e conseguendo, inoltre, tale dimestichezza con la lingua e la letteratura italiana da tradurre in greco le opere di Sereni, Penna e Saba. Poeta dallo stile originale ed elegante, collabora con varie riviste letterarie, ha rappresentato la Grecia a Verona in occasione della fondazione dell’Accademia Mondiale della Poesia, sotto l’egida dell’UNESCO, dal 1994 è membro della Società degli Scrittori Greci. Pastakas ha fatto della sua poesia un ponte che permette alla gente di “incontrarsi e scambiarsi abbracci”».

Tre i riconoscimenti della sezione teatrale del Premio Ruccello, coordinata da Monica Citarella, e assegnati da una giuria presieduta da Giulio Baffi, critico teatrale de La Repubblica e presidente dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro, affiancato da Carlo de Nonno (Presidente Onorario); Pasquale Sabbatino, coordinatore del Master in Drammaturgia e Cinematografia della Federico II; Stefano de Stefano, critico teatrale de Il Corriere del Mezzogiorno; Giuseppina Scognamiglio, docente di Letteratura Teatrale Italiana dell’ateneo federiciano; Armida Parisi, caporedattore culturale del Roma; Francesco de Cristofaro, docente di Letteratura comparata dell’Università Federico II.

Saverio La Ruina, drammaturgo nonché attore e regista, e cofondatore con Dario De Luca della compagnia Scena Verticale, si è aggiudicato il Premio Autore di testi rappresentati. La Ruina «facendosi portavoce del gruppo entusiasta di artisti e di operatori dello spettacolo di Scena verticale, ha realizzato l'audace progetto di Primavera dei teatri, importante appuntamento nazionale dedicato soprattutto alle più giovani ed originali drammaturgie che animano il teatro italiano» – si legge nella motivazione – «È attore dai sensibili percorsi solitari, drammaturgo capace di narrare storie inquiete, costruire personaggi dolorosi tanto veri da ferire le coscienze dello spettatore. Dal lontano La stanza della memoria a Hardore di Otello e fino ai più recenti Dissonorata, La Borto, Italianesi, Polvere, il suo linguaggio duro e venato di crudele ironia ha la cultura e la memoria profonda della sua terra, scelta a specchio e voce di un oggi che si fa comune denominatore per lo sguardo di tanti che con lui guardano alla propria storia come ponte proteso verso le ansie, il dolore, l'amore, le vittorie, le sconfitte, la vita a venire da mettere in scena per noi spettatori».

Il Premio Speciale alla Carriera, conferito dal Coordinamento dello Stabia Teatro Festival in accordo con la Commissione teatrale, è stato invece ritirato da Imma Villa, attrice di grande spessore che di recente ha emozionato il pubblico con la splendida interpretazione di Scannasurice di Enzo Moscato, per la regia di Carlo Cerciello. «Teatro civile e politico quello che registra le sue prove più superbe» – recita la motivazione – «ma anche teatro che filtra umori e linfe del presente o del recente passato e li riporta come tatuaggi sulla propria pelle. In Scannasurice Imma Villa è sublime creatura che, tra poesia e affabulazione, materializza la Napoli ferita e disgregata nella sua identità umana e culturale dal terremoto dell’’80. La sua interpretazione, suggellata dalla maestria nei frequenti cambi di registro e dall’agilità con cui si muove in una scena-gabbia, regala un’umanità lacerata e magica, dissacrante e ieratica al contempo, colta nelle viscere frenetiche di un ipogeo eppure sospesa nel sussulto lirico della notte e dell’amore. Sequenze della vita di Napoli, città meravigliosa e difficile dove l’artista ha scelto di creare, insieme a Carlo Cerciello, un coraggioso avamposto della cultura teatrale quale l’Elicantropo, a conferma della passione, del rigore e della coerenza lungo cui si snoda il suo percorso umano e artistico».

Il Premio Autore Esordiente è stato assegnato a Giusy Aquila, Alessandra Autiero, Micol Desiderio, Angela De Simone, Cristiano Esposito, Lucia Granatello, Paola Improda, Anna Mazzagatti, Annamaria Minichino, Gianluca Montanino, Jessica Petacca, Simona Pio, Maria Russo, per «Massimo Troisi. L’opera che non ha mai scritto», un’operazione di scrittura collettiva, nata in seno al Master in Drammaturgia e Cinematografia della Federico II. «I giovani autori» – recita la motivazione – «si sono trasformati in protagonisti del processo di rivitalizzazione della figura e dell’attività di Troisi cimentandosi nella creazione dell’opera (teatrale, narrativa o biografica), che l’attore non ha mai scritto e che emerge in filigrana dalla visione delle sue interviste, dalla ricca aneddotica a lui legata, dalla riproposizione di alcune sue specifiche caratteristiche attoriali, dalla riscrittura di alcuni sketch della Smorfia».

La serata è stata conclusa dalla musica e dalla voce sinuosa e carica di energia della cantante M’Bark Ben Taleb, la «Leonessa del Maghreb», ormai napoletana di adozione che il grande pubblico ricorda per la partecipazione al film di John Turturro, Passione. Una musica, quella di M’Bark, che si fa ponte tra le culture del Mediterraneo, canto di pace, gioco di contaminazione tra stili e ritmi della sua terra e della tradizione musicale napoletana, con la rivisitazione di brani come Guaglione, Indifferentemente, Luna rossa che hanno riscaldato il clima di una fredda serata di dicembre.