A cura della Redazione

“Colpita al volto, porto ancora i segni sul naso”. È tornata in aula per testimoniare Maria Adriana, stavolta nel processo contro i presunti aggressori e quelli che la Procura di Torre Annunziata considera testimoni omertosi e reticenti che, con i loro comportamenti e le loro dichiarazioni, avrebbero rallentato o addirittura ostacolato le indagini sull'omicidio di Maurizio Cerrato, 61enne custode degli scavi di Pompei accoltellato a morte la sera del 19 aprile 2021 in un parcheggio privato di via IV Novembre nella città oplontina.

Lesioni e favoreggiamento sono le accuse mosse a vario titolo dalla pm Giuliana Moccia nei confronti di Rosa e Giorgio Scaramella (lui già a processo per l'omicidio), Alessandro e Pierluigi Savarese (titolari del parcheggio) e Marco Salvi (ex datore di lavoro di Maria Adriana, figlia di Maurizio Cerrato).

Nell'aula del tribunale di Torre Annunziata, dinanzi al giudice monocratico Riccardo Sena, sono stati mostrati nuovamente i frame della tragedia, quelli che componevano il video completo eliminato dai fratelli Savarese sotto le minacce degli Scaramella. Quei fotogrammi furono recuperati grazie ad una perizia tecnica e affidati ai carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Torre Annunziata, che riuscirono così ad identificare in Francesco Cirillo il quarto uomo del commando.

Frame dopo frame, per la seconda volta, a distanza di due mesi Maria Adriana ha ricostruito quegli istanti di assurda violenza: “Scene da film dell’orrore, non avevo mai visto cose del genere. Cominciò a picchiarmi e mi difesi come potevo. La sorella di Giorgio, intento in quel momento in una colluttazione con mio padre, mi colpì ripetutamente al volto e alle gambe. Tanto che i giorni successivi a stento riuscivo a muovermi dal letto. I colpi sono stati talmente gravi che porto ancora i segni”.

La lite era iniziata per un semplice posto auto, occupato abusivamente dalla famiglia Scaramella lungo via IV Novembre. La ragazza spostò una sedia per parcheggiare e al ritorno trovò la ruota squarciata. Dopo l'arrivo del papà Maurizio Cerrato si innescò la violenza: due aggressioni, poi il raid a coltellate e la morte del 61enne, colpito al cuore da un fendente. Nel filone processuale principale, quello incardinato in Corte d'Assise a Napoli per l'omicidio di Maurizio Cerrato, sono imputati Giorgio e Domenico Scaramella, Antonio Cirillo e suo padre Francesco, unico ad affrontare il giudizio con il beneficio degli arresti domiciliari.