A cura della Redazione

Droga da Torre Annunziata alle Marche, sgominata rete criminale. Sono undici le persone raggiunte da una misura cautelare nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Procura di Pesaro, che ha coordinato le indagini espletate dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza. Nove indagati finiscono in carcere, per altri due scatta il divieto/obbligo di dimora nella provincia di Pesaro. Quasi la totalità dei soggetti coinvolti sono orginari della provincia napoletana. I provvedimenti sono stati eseguiti dai finanzieri dei Comandi provinciali delle Fiamme Gialle e dei Carabinieri di Pesaro e Urbino, coadiuvati da militari appartenenti ai rispettivi Gruppi con sede a Torre Annunziata.

Le accuse sono di detenzione, cessione e vendita di cospicue partite di sostanze stupefacenti destinate alla capillare immissione sul territorio della provincia pesarese. Contestati inoltre i reati di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Contestualmente, sono state eseguite le perquisizioni locali e domiciliari a carico delle stesse persone destinatarie del provvedimento, anche con l’ausilio di unità cinofile antidroga.

Le investigazioni sono state avviate nell’autunno 2022 e svolte congiuntamente dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Pesaro e dalla Stazione Carabinieri di Fano (PU), con il contributo della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri presso la Procura della Repubblica di Pesaro. Hanno consentito di documentare l’elevata operatività, sul territorio di Marotta di Mondolfo (PU), di un gruppo di soggetti, in gran parte pregiudicati napoletani, in grado di immettere sulle locali piazze di spaccio grandi quantità di cocaina.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, lo stupefacente veniva approvvigionato attraverso canali riconducibili a contesti criminali operanti a Torre Annunziata (Napoli), di qui trasportato a Marotta, stoccato e tenuto in deposito, in rilevanti quantità, all’interno di abitazioni o altri luoghi nella disponibilità di alcuni dei soggetti indagati. La droga, dopo essere stata tagliata e frazionata in dosi variabili, veniva poi ceduta al dettaglio a numerosissimi acquirenti provenienti da vari Comuni della provincia, tra cui Pesaro, Fano, Marotta, Mondolfo, San Costanzo, Acqualagna e Fossombrone, oppure ad altri soggetti incaricati, a loro volta, della successiva cessione al dettaglio.

Il giro d’affari complessivamente accertato lascia presumere che i soggetti coinvolti gestissero l’attività di spaccio con carattere di vera e propria imprenditorialità e in forma quasi monopolistica sul territorio: si quantifica che nel solo periodo d’indagine sono stati movimentati circa 5 kg di cocaina, con frequenza di approvvigionamento di ben 500 grammi ogni 15 giorni.

Grazie ai numerosi servizi di osservazione e pedinamento, ma anche ad attività di intercettazione telefonica e ambientale, gli investigatori - attraverso un lavoro complesso e meticoloso - sono riusciti a documentare come il gruppo di trafficanti e spacciatori fosse gestito da un pregiudicato napoletano, domiciliato nella provincia pesarese, il quale, seppur detenuto in carcere per reati di droga, riusciva a veicolare all’esterno le proprie direttive. Si serviva, infatti, della propria compagna e di altri suoi familiari i quali, avvalendosi a loro volta di altri personaggi, avevano realizzato una vera e propria azienda a conduzione familiare operante nello spaccio e nel traffico di cocaina. Di qui il nome attribuito all’operazione, “Affari di famiglia”.

Alcuni indagati utilizzavano i propri figli, in tenera età, per eludere eventuali controlli delle forze dell'ordine. In alcuni casi, partite di cocaina prelevate dalla provincia di Napoli erano state occultate all’interno degli effetti personali dei bambini che viaggiavano in auto con i loro genitori. E’ stato inoltre documentato che i minori assistevano sistematicamente in casa alle operazioni di taglio e frazionamento dello stupefacente, al punto che i presenti avevano addirittura temuto che uno dei figli avesse potuto ingerire una dose presente sul tavolo della cucina. Venivano finanche portati al seguito, in auto, durante le numerosissime trasferte per la consegna a domicilio della cocaina.

La vorticosa attività di spaccio contemplava, ovviamente, anche l’impiego di utenze telefoniche “di lavoro” (così gli indagati erano soliti chiamarle), ossia telefoni fittiziamente intestati a prestanome e utilizzati esclusivamente per le comunicazioni inerenti al traffico di droga. Allo stesso modo, gli indagati disponevano di un parco veicoli (motocicli e autovetture), anch’essi intestati a soggetti a loro non riconducibili e abitualmente impiegati per le periodiche trasferte da e per la provincia di Napoli.

All’esito delle indagini, sono state complessivamente deferite all’Autorità Giudiziaria 17 persone, a vario titolo coinvolte, 11 delle quali colpite dal provvedimento restrittivo. Inoltre, nei mesi di novembre e dicembre scorsi, i militari hanno arrestato in flagranza di reato tre soggetti (poi sottoposti a custodia cautelare): nel primo caso, a seguito di una perquisizione veicolare, avevano sequestrato 580 grammi di cocaina e 65 grammi di hashish, trasportata da una donna pesarese, poi arrestata. La seconda operazione, invece, aveva portato all’arresto due pregiudicati campani, trovati in possesso di 316 grammi di cocaina. Nell’occasione, la droga veniva rinvenuta nell’autovettura nella loro disponibilità anche grazie all’infallibile fiuto di “Alex”, il cane antidroga della Guardia di Finanza.

Nei confronti di alcuni degli indagati è stato infine eseguito anche un sequestro preventivo di un’autovettura e di un motoveicolo, nonché della somma pari a 81.000 euro, costituenti rispettivamente i mezzi di trasporto stabilmente utilizzati per l’attività illecita e gli importi complessivamente movimentati nel periodo di interesse, pur a fronte della completa assenza di lecite fonti di reddito.

Tutti gli indagati - ad eccezione di quelli sottoposti al divieto/obbligo di dimora - si trovano ora ristretti presso le case circondariali di Napoli Poggioreale e Pesaro, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà dinanzi al GIP nei prossimi giorni.

Tra gli indagati di Torre Annunziata e Boscoreale ci sono Felice Improta (43 anni), Ida Iovino (41), Pasquale, Camillo e Pasquale Arcella (69, 40 e 19 anni), Veneranda e Carlo Mellone (66 e 44 anni).